Covid: la mascherina per i bambini è diventata come un ciuccio

Dopo due anni di Covid, inevitabilmente abbiamo imparato a conviverci adottando tutte le misure di prevenzione.

Seppure la fase critica della diffusione del virus risulti ormai passata e vediamo la luce in fondo al tunnel, ci sono alcune abitudini che hanno lasciato il segno: l’uso della mascherina anche quando non serve.

Non sarebbe così grave se si parlasse soltanto di adulti che si sono abituati a questa nuova routine, ma lo è se si parla di bambini che indossano i dispositivi di protezione facciale poiché sono ossessionati dall’idea di dover essere sempre protetti.

In Italia, la questione “bambini e mascherine” diventa preoccupante, perché quest’ultimi possono avere conseguenze psicologiche nel tempo che li vede in difficoltà a socializzare e avere problemi a relazionarsi con il prossimo.

I bambini utilizzano la mascherina per sentirsi al sicuro e coccolati

Secondo gli esperti, è in crescita il numero di bambini che non riesce a riconoscere le espressioni facciali e che si identifica nella mascherina.

Alcuni la portano a dormire con sé, come se fosse un ciuccio e altri la utilizzano per sentirsi “al sicuro”.

Altri bambini, invece preferiscono indossare anche due mascherine contemporaneamente perché si sentono più protetti dal virus.

I genitori sono preoccupati e dichiarano di doversi imporre per togliere ai loro bambini la mascherina, come succede ad una mamma di una bambina di soli 7 anni. “Mia figlia si rifiuta di andare a letto senza la mascherina e ogni giorno devo insistere per fargliela togliere”, dice la donna assai preoccupata.

Quella di indossare la mascherina per tutto il giorno e ovunque ci si trovi, diventa una vera e propria dipendenza con conseguenze non indifferenti: oltre l’ipocondria può causare problemi relazionali, se si considera che fino ai 10 anni, la prima comunicazione si sviluppa con il linguaggio non verbale.

Nel 2020, l’Oms aveva dichiarato che l’uso prolungato dei dpi, per i bambini e anche in età successiva avrebbe creato danni di natura psicologica.

Ormai però, è diventato un fenomeno di disagio psicologico, che ha colpito 1 bambino su 10, già constatato da genitori e insegnanti che se ne sono accorti troppo tardi e ora corrono ai ripari per scongiurare conseguenze come l’antisocialità e problemi comportamentali.

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