Cibo servito dai bambini e niente bidelli: ecco il modello educativo giapponese

I bambini giapponesi come piccoli camerieri tuttofare: è questo il principio su cui si basa il modello educativo adottato da alcune scuole nipponiche per coinvolgere e responsabilizzare gli studenti di tutte le età.

Questo modello sostanzialmente prevede la compartecipazione a 360° dei giovanissimi studenti a tutte le attività organizzative della scuola, compreso il servizio mensa ed alcune operazioni di pulizia semplice degli spazi comuni nella scuola.

In alcune strutture addirittura i piccoli tuttofare si sostituiscono in toto alla classica figura del bidello che non risulta nemmeno in forza al personale ausiliario, sostituito appunto dalle giovani leve che alternano le attività di somministrazione del cibo, della pulizia degli ambienti scolastici e dell’ordine generale, a quelle più classiche dello studio.

Il modello educativo giapponese

Nelle scuole del Giappone la mensa ha un ruolo centrale sia per l’importanza che viene dedicata ad una sana alimentazione preparata rigorosamente con materie prime di altissima qualità, sia perché la sua organizzazione è vista e pensata per gli studenti non solo come un luogo di aggregazione in cui si consumano i pasti, ma come un vero e proprio modello educativo.

La mensa diventa a tutto tondo parte integrante della giornata e della disciplina scolastica e non si limita ad essere un ambiente comune in cui condividere il pranzo, ma si trasforma in una sorta di piccola organizzazione aziendale in cui ci si divide compiti e responsabilità sin dalla più tenera età.

Qui si condivide infatti la radicata cultura del mangiare bene, in giapponese shokuiku, e i più piccoli capiscono sin da subito l’importanza cruciale di scegliere solo gli alimenti migliori sia per la mente che per il corpo consumando solo cibi equilibrati dal punto di vista nutrizionale, ed anche l’importanza di un’organizzazione efficiente e condivisa.

A ciascuno il suo compito: il cibo servito agli studenti dagli studenti

La mensa nelle scuole primarie e secondarie del Giappone è completamente differente da come siamo abituati a pensare e a vivere la mensa qui in Italia: il pranzo viene consumato all’interno della classe e non in un grande ambiente condiviso e spesso un po’ caotico.

I bambini, una volta terminata la lezione, spostano autonomamente i banchi per ricreare uno spazio dove consumare il pranzo, li puliscono, si lavano accuratamente le mani e poi a turno indossano camice e mascherina sulla bocca (usanza già in vigore ben prima della diffusione del Covid 19) per trasformarsi in piccoli camerieri dei loro compagni di classe.

Il cibo viene preparato da cuochi professionisti all’interno dell’edificio scolastico e poi viene smistato nelle varie classi: qui i piccoli studenti di turno si dedicano alla preparazione del piatto per i loro coetanei che hanno il divieto di avanzare il cibo.

Se lo studente ritiene che la porzione sia troppo abbondante o una pietanza non è proprio di suo gradimento va restituita ancora prima di aver iniziato il pranzo.

La mensa come momento educativo e lezione di vita

Il momento del pranzo è un momento di convivialità, ma anche di educazione al rispetto di alcune regole di comportamento: nelle scuole giapponesi diventa anche un momento sociale di alto valore.

Gli studenti di tutte le età, infatti, sono abituati sin da piccolissimi a rimboccarsi le maniche e a predisporre tutte le attività necessarie a consumare e a servire il pranzo (dall’apparecchiare il banco, a servire il cibo nei piatti del successivo riordino).

Questo momento così strutturato si trasforma in un’occasione di grande crescita educativa: gli studenti di tutte le età possono confrontarsi con il senso di responsabilità, con un’organizzazione funzionale ed ordinata dell’ambiente, con il rispetto per il cibo e per i compagni, sempre nel pieno rispetto del loro essere ancora bambini e non piccoli camerieri!

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