Allattamento: “Ma l’allatti ancora?!”

Sono confusa.

Avevo pensato che due anni sarebbe stata la soglia massima. Poi, nessun allattamento sarebbe più stato ammissibile. Nessuna ciucciatina, nessun attacco, nemmeno fugace.

Mi hanno sempre fatto impressione quei bambini che corrono, capaci di fare i loro bisogni nel vasino, di mangiare da soli, la forchetta ben impugnata. I primi disegni, frasi intere in cui esprimono chiaramente concetti per loro vitali, come anche le loro deliziose, irrinunciabili piccole verità. Ma poi si stendono sul petto della madre, a corse finite, a fine giornata, o nel mezzo della mattina. A succhiare quello che resta di un succo, quello che rimane di un bisogno.

Come molte, come mia madre, come chi ho intorno, chi mi ha influenzato, educato, condizionato, ho sempre giudicato anche io: quel ciuccio vivente di donna che il bambino reclama e lei dietro, pronti via. Anche se è grande. Ormai sei grande, si dice. Grande.

E chi lo sa cosa vuol dire “grande”?

Quando sei “grande”? Quando chiami mamma? Quando impari a parlare? A camminare? Quando dormi una notte di fila? Quando ti svezzano?

Arrivo ai ventinove mesi di mia figlia. Ha superato i suoi fratelli. Dicono sia il ciuccio, la differenza: quelli a diciotto mesi si sono stancati del seno, andavano a perlustrare il mondo, dimenticavano. La stanchezza li accovacciava su di me, la mamma-nido, però si mettevano il succhiotto, non ho fatto alcuna fatica.

Per lunghi mesi ho rimandato: non per pigrizia, non per viltà. Forse non ero convinta. Forse ti chiedi sempre: ma perché smettere? Perché un vero motivo non te lo dà nessuno. Non me lo sono data neanche io. Il vero motivo è che mi vergogno, se proprio devo dirlo. E mi vergogno perché mi fanno sentire che, per una ragione insondabile, è “sbagliato”. Ho rimandato perché ho sperato che in questi mesi lei diventasse pronta. Non è successo. Allora mi domando ancora: è necessario essere “pronti”? Molte cose, le più grandi, forse, si fanno senza essere del tutto pronti. “Pronta” è una parola ruvida, la pretesa di ingoiarci la strada in una sola, fluida scivolata. Non è così, che funziona.

Essere pronta non è una valida ragione, non ho valide ragioni per rimandare ancora. Paradossalmente, però, non ho nemmeno valide ragioni per smettere.

Isabelle non capisce perché ciò che fino a ieri era concesso adesso non lo sia più, se non al momento della nanna. Una nanna che, in ogni caso, saprebbe gestire benissimo anche senza seno, come ha spesso dimostrato. Non capisce perché al suo richiamo che qua e là sbuca nella giornata: “Coccolo!” io ora risponda con un abbraccio, un libro che andiamo a scegliere apposta… “Isa, prendiamo un libro tutto tuo, per fare le nuove coccole.” Ci ha messo mezzora a sceglierlo, le ho chiesto se aveva capito, “Sì” mi dice, sorride con tanti denti luccicanti come perline, lo porta a casa fiera, trotterella. Dopo un paio d’ore rivendica “coccolo!”. Il suo modo di coccolarsi con me era quello. È quello. Si può cambiare, si premiano i progressi, si trovano altri modi, si creano nuovi rituali, nuove abitudini. Ci provo.

Al mattino mi cerca, potrei scappare, distrarla. Invece non voglio i sotterfugi, cerco un’intimità nuova. Raccolgo i suoi pianti disperati, riprendo quel libricino. Dopo un po’ accetta. Però ogni giorno, più volte al giorno, riparto da capo.

È un’impresa, non lo sapevo. Come lo svezzamento, come levare il pannolino. Solo che è l’impresa emotivamente più difficile. Lo svezzamento non mina l’intimità, allatti ancora il piccolo. L’educazione al vasino è una grande fatica, ma, ancora, non entra nell’intimità corporea tra madre e figlio. Togliere il seno è decidere che non si può più scambiarsi affetto in quel modo. I baci sì, gli abbracci sì, tutto il resto sì. Ma quello no.

Dov’è la falla, in tutto questo? Perché i conti non mi tornano? Qual è la soluzione?

Se siamo ormai convinti che allattare a richiesta sia la cosa migliore, se sappiamo benissimo che il seno non è solo nutrimento fisico, perché poi non è più accettabile?

Il vero guaio è che abbiamo capito che siamo animali, che un neonato è un cucciolo di mammifero, che è giusto che stia attaccato alla madre. Ma nella natura il cucciolo cresce e si allontana. Nella specie umana l’allattamento intesse emozioni e abitudini. E allora si protrae oltre la necessità fisiologica degli animali. È lì, che i conti non tornano.

Vado su Google, cerco informazioni sulle popolazioni più primitive, come fanno in Africa, tutte quelle donne col bambino sempre addosso. Sempre addosso… Mio marito mi suggerisce che probabilmente li staccano senza tante storie, non si fanno le menate che ci facciamo noi. Anche qui, in fin dei conti, tante paranoie sono recenti: nella generazione dei miei genitori non andavano per il sottile, si svezza, si stacca, si spannolina. Piangi? E piangi.

Invece scopro che i bambini africani piangono meno. Se piangono le madri li attaccano al seno. Li portano con sé anche quando sono già “grandi”, li allattano fino a due o tre anni.

Di tante seghe (utili) che mi sto facendo, rimangono due parole: “grande” e “pronta”. Soggettive, inafferrabili, inconsistenti.

E l’intimità innocua e ritrovata di quando, la sera, dono a mia figlia l’unico abbraccio di latte che le concedo. E mi sembra di averle procurato una sofferenza gratuita.

27 commenti

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  1. Anchio i miei 5 figli li ho allattati per 2 hanni. Solo la prima bambina per 6 mesi perché io a 40 giorni del parto ero di nuovo incinta ma il pediatra mi disse di staccarsi a 3 mesi ma io non avevo il coraggio e glielo diedi per 6 mesi. E era una bella sensazione avere uno in pancia e l’altra che socchiava perciò non pensate alla gente fate quello che vi dice il cuore.

  2. Io non ho allattato x scelta. E x questo criticata moltissimo.Il legame con le mie figlie: fortissimo. Credo che ogni mamma conosca il proprio piccolo e sappia prendere le decisioni migliori con tutto l’amore del mondo

    • Sì sì…. premetto che la coucciava 2 o 3 volte al giorno, per addormentarsi o consolarsi, poi una sera ci si è addormentato solo temendoci una mano sopra e poi non l’ha più cercata. La mattina anche ora è la prima cosa che tocca, mi abbraccia e ci posa la testa o le mani. Ma non ha più ciucciato. Noi siamo andati bene così, senza traumi pianti, pasticche per fare andare via il latte, dolori, mastiti…. tutto liscio e tranquillo. Secondo me, dovrebbe essere così salvo problemi particolari….

  3. Io ho allattato fino a 20mesi di mia figlia. L ho dovuta staccare perché sono rimasta di nuovo incinta e me l ha consigliato il ginecologo. Sono stata più male io a staccarla che lei ed è una cosa che mi manca tanto. Spero con quest altro bimbo di fare lo stesso e allattarlo ancora di più anche se tutti mi dicevano che ero esagerata ma non li ho mai tenuti in considerazione perché queste parole uscivano dalla bocca di persone che non avevano mai allattato

  4. Mio figlio ha 25mesi e lo allatto ancora. Mi dicono è grande devi smettere, vorrei ma non ci riesco. Lui se gli dico di non voler dare il lette piange mi corre in contro e mi abbraccia.

    • Non smettere. Quando sarà il momento non la cercherà più, senza traumi. Mio figlio ha ciucciato l’ultima volta a gennaio e dopo u a settimana ha compiuto 4 anni…. ora se mi vede a seno scoperto mi viene a dare i bacini…. è stato il suo primo amore è normale che ci sia attaccato. Ricordati che se non da fastidio a te o al bambino non c’è motivo per cui debba infastidire gli altri. Papà compreso!

  5. Bello, bellissimo. Mi sono quasi commossa! Io sto ancora allattando il mio bmbo, che ormai ha 18 mesi ed anche io mi vergogno perché tutti mi guardano quasi fossi pazza. E poi il bimbo non parla e allora mi dicono “è troppo attaccato a te”, deve staccarsi da te. Che vuol dire è “troppo” attaccato a me? Io son la mamma, è normale sia attaccato a me! Quindi ho sensi di colpa perché non parla, ma non mi sento pronta a smettere l’allattamento. Per lui è una cosa naturale, non capisce perché glielo nego, quando ho provato mi ha guardato piangendo proprio come se lo stessi tradendo. E d’altra parte anche io mi chiedo: ma se ce l’ho, ed è per lui, perché non dovrei darglielo? La mia amica africana mi ha detto che loro se li portano addosso fino ai 3 anni, poi li cacciano. Mi ha detto proprio così: “li cacciano, come le scimmie”. E sono parole sue. Non so quale sia la giusta via…invidio chi mi dice che è stata una cosa naturale, perché temo che per noi non lo sarà. E quindi temporeggio, sperando che un giorno sia pronto.

    • Perché ci deve essere un limite? Hai una spiegazione valida. A parere mio è solo l’ennesimo tabù della società. Se non da fastidio a mamma e figlio, perché deve infastidire gli altri???

    • Certo, tutte hanno diritto a dire la propria. In effetti io personalmente, come ho scritto, sono confusa… Infatti sto leggendo con attenzione ogni vostro parere. Il “limite” sarebbe bello non darselo, ma cosa faccio se a 4 anni, x es., la bambina ancora non vorrà staccarsi? In effetti non trovo valide ragioni per allontanarla, ma l’idea di averla al seno a 4, 5, o 6 anni non mi piace molto…

  6. Ho allattato fino a 27 mesi. Si crea un rapporto madre figlio/a unico e bellissimo, fatto nn solo di latte, ma di sguardi, carezze, coccole. Momenti che nn tornano più nella vita. Godeteveli finché potete e volete e nn pensate al parere della gente che nn immagina neanche cosa si provi per mamma e bambino. Da un mese e mezzo ho ricominciato con la mia seconda figlia e sn ancora più consapevole e convinta che l’allattamento crei un legame emotivo. Nn siamo solo “cibo” per i nostri cuccioli ma anche rifugio e protezione