Aborto terapeutico: cos’è, quando si pratica e i rischi.

L’aborto terapeutico consiste nello svuotamento chirurgico o farmacologico dell’utero in caso di diagnosi infausta a carico della gestante o del feto.

Tipi di aborto e differenze tra loro

Esistono tre tipi di interruzione di gravidanza:

  • spontanea;
  • volontaria;
  • terapeutica.

Aborto spontaneo

Si definisce aborto spontaneo la condizione fisiologica per la quale un embrione, o in alcuni casi un feto, non riesce a svilupparsi correttamente in utero quindi perde la vita e viene espulso dall’organismo. Nella maggioranza dei casi questo avviene durante il primo trimestre o nelle prime settimane del secondo ma può accadere in qualsiasi momento della gravidanza. L’aborto spontaneo è spesso imprevedibile e incurabile, è un evento acuto da considerare un’emergenza medica da codice rosso.

Aborto volontario

L’aborto volontario è, invece, la libera scelta che la gestante può effettuare, grazie alla legge 194, di interrompere la sua gravidanza per motivazioni a sua discrezione. La IVG (interruzione volontaria di gravidanza), legalmente, può essere eseguita entro le 12 settimane dal momento del concepimento, quando possibile optando per lo svuotamento farmacologico dell’utero, con l’utilizzo della pillola abortiva RU486.

Tuttavia, è importante ricordare che, in alcuni casi, il ginecologo potrebbe ritenere più sicuro eseguire l’aborto chirurgicamente, soprattutto se la gravidanza è già di qualche mese.

Aborto terapeutico

L’aborto terapeutico, infine, consiste nel procedere a un’interruzione di gravidanza nel caso in cui il medico diagnosticasse una patologia potenzialmente pericolosa per se stessa o per il feto o nel caso in cui le ecografie di alto livello (che si eseguono nel secondo trimestre quindi già oltre i termini ritenuti legali per sottoporsi ad aborto volontario) rivelassero dei problemi molto gravi e seri a carico del feto.

Dopo il primo trimestre, è ammesso solo se il medico certifica che la gravidanza costituisce un grave pericolo per la vita della donna

Quando una donna può ricorrere all’aborto terapeutico

L’aborto terapeutico viene eseguito, con pillola RU486 o chirurgicamente, in base alla situazione soggettiva e al consiglio del ginecologo, nei seguenti casi:

    • patologia acuta e potenzialmente letale della gestante, che però potrebbe essere curata se lei non fosse più incinta, pensiamo ad esempio a una grave infezione virale o batterica che necessita di forti dosi di farmaci per poter guarire;
    • in alcuni rari ma gravi casi di gestosi, laddove la vita della gestante sia a rischio;
    • in caso di diagnosi di alcune gravi patologie a carico della gestante, che meritano di essere trattate tempestivamente e che non possono essere curate con una gravidanza in corso come, ad esempio, i tumori;
    • quando gli esami pre-natali o le ecografie riscontrano gravissime patologie nel feto, così importanti da impedirgli la crescita in utero o da far pensare a uno scenario di vita insostenibile.

L’aborto terapeutico viene consigliato anche dai medici in queste situazioni, quasi sempre per salvare la vita alla gestante che, se decidesse di portare a termine la gravidanza, si esporrebbe a un altissimo rischio di morte.

Laddove sia presente un certificato medico che appoggia la scelta dell’aborto terapeutico è legale abortire anche oltre il termine stabilito dalla legge 194 per la IVG.

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