La solitudine delle donne davanti alla scelta dell’aborto

Recenti statistiche rilevano che nel 2014, in Italia, le interruzioni volontarie di gravidanza sono in calo del 5% rispetto al 2013, risultando dimezzate rispetto a quel 1982 quando il tasso di aborti registrò il suo picco massimo. Questi dati potrebbero erroneamente spingere a credere che tale pratica non sia più un problema di rilevanza sociale ma riguardi esclusivamente la sfera privata, ed è proprio quanto sta accadendo: molte donne dopo aver confermato la scelta dell’aborto, si trovano ad affrontare la drammatica situazione in completa solitudine, spesso prive di supporto psicologico e medico.

Oggi si tende forse a dimenticare che la legge 194, introdotta nel 1978 per regolarizzare l’interruzione volontaria di gravidanza, ebbe il merito di arginare il fenomeno degli aborti clandestini e rese le donne più informate sulla maternità e la sfera sessuale, grazie all’opera di prevenzione svolta nei consultori e alla diffusione dei contraccettivi.

Al contrario, l’aumento del numero dei medici obiettori di coscienza che si sta registrando negli ultimi anni minaccia proprio un ritorno nella giungla degli aborti clandestini o del cosiddetto “turismo abortivo”, che vede le donne andare all’estero per cercare una clinica dove abortire.

Infatti in Italia, trovare una struttura disposta a seguire la donna in questo percorso può essere difficile, e la causa non è solo dell’aumento degli obiettori di coscienza, ma anche dei tagli alla sanità, che portano alla chiusura di molti consultori e all’accorpamento degli ospedali.

In che modo, dunque, riportare il tema dell’aborto all’attenzione del dibattito pubblico? Forse bisognerebbe riflettere sul fatto che se è vero che il numero degli aborti è in diminuzione, dietro questo dato si può nascondere anche un più generale calo delle gravidanze o il ricorso a pillole abortive.

E proprio le pillole abortive, insieme all’idea di fissare una soglia limite del 50% per la percentuale di medici obiettori di coscienza, sono fra le soluzioni proposte da alcuni per regolamentare la pratica dell’interruzione volontaria della gravidanza.

Voi cosa ne pensate?

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