Culla per la Vita per neonati abbandonati: cos’è e come funziona

La culla per la vita è una struttura concepita per permettere di lasciare, totalmente protetti, i neonati da parte delle mamme in difficoltà nel pieno rispetto della sicurezza del bambino e della privacy di chi lo deposita.

La culla per la vita (chiamata prima “Ruota degli esposti”): questo il nome dello strumento attivato per la prima volta dal 2007 dalla clinica Mangiagalli di Milano, accoglie i bambini abbandonati dalle loro mamme.

Si tratta di uno strumento ideato per prevenire l’abbandono in strada o nei luoghi che metterebbero a repentaglio la vita e la salute dei neonati.

Molte donne, per i più disparati motivi, si trovano nella condizione di non poter accudire il proprio bambino.

Troppe per disperazione, paura, ignoranza, gettano i figli in un cassonetto o li abbandonano sui gradini delle abitazioni.

Durante i mesi invernali soprattutto, le temperature per i piccolini possono essere proibitive e si aggiunga anche il fatto che potrebbero non essere ritrovati subito, dunque patire la fame, oltre che il freddo.

Cos’è la culla per la vita e come funziona

Non appena la madre introduce, in forma del tutto anonima, il bambino all’interno della culla della Vita, si attiva una telecamera collegata al cellulare del primario di patologia neonatale che può così intervenire.

Il bambino viene immediatamente prelevato e curato per poi essere affidato al tribunale dei minori.

La culla è solitamente posizionata in un luogo defilato dell’ospedale ed è dotata di riscaldamento, chiusura in sicurezza, un presidio di controllo h 24 e la rete con il servizio di soccorso medico.

Ma come funziona?

La culla è dotata di una tapparella automatica che si apre dopo aver schiacciato un pulsante. Il neonato può essere deposto, la tapparella automaticamente si chiude, mettendolo al sicuro. Il citofono collegato con il reparto di Terapia Intensiva Neonatale avverte il personale sanitario.

La decisione di abbandonare un figlio è sicuramente drammatica, ma questo dispositivo consente di affidare il piccolo ad una struttura in cui gli vengono fornite le prime cure. I genitori mantengono l’anonimato.

Culla per la Vita: la sua nascita

La “ruota degli esposti” fece la sua prima apparizione nel tardo XII secolo, nel 1188, presso l’ospedale dei Canonici di Marsiglia, in Francia.

Seguirono presto esempi simili ad Aix en Provence e Tolone.

Questo dispositivo era costituito da un semplice cilindro di legno, installato verticalmente in una finestra rivolta verso la strada, che ruotava attorno a un perno.

Quando una persona depositava un neonato nella ruota, un campanello avvisava l’addetto, che faceva ruotare il cilindro per ricevere il bambino.

Poco dopo, la prima ruota degli esposti apparve in Italia, all’ospedale di Santo Spirito in Sassia a Roma.

Le ruote si diffusero ampiamente in Italia fino alla seconda metà dell’Ottocento, raggiungendo circa 1200 esemplari. Tuttavia, all’inizio dell’800, la loro validità fu messa in discussione, emergendo posizioni abolizioniste e antibolizioniste.

La corrente abolizionista prevalse e nel 1867 chiuse la prima ruota degli esposti in Italia, a Ferrara. Nel 1923, tutte le ruote rimaste furono ufficialmente soppresse, ponendo fine all’anonimato nell’abbandono dei bambini e richiedendo la consegna diretta.

Per oltre sette secoli, questo congegno aveva salvato migliaia di bambini e svolto un ruolo significativo nel sociale e nell’assistenza.

Solo nel 1992 si ritornò a parlare di un dispositivo simile, quando il Dott. Giuseppe Garrone, fondatore del Movimento per la Vita di Casale Monferrato, propose una versione moderna e tecnologica dell’antica ruota, ora rinominata “cassonetto per la vita”.

La sua iniziativa, nata in risposta a tristi casi di abbandono neonatale, fu oggetto di contestazioni e di un’interrogazione parlamentare, che si concluse con un’archiviazione.

Da allora, le culle per la vita hanno ricominciato a diffondersi in Italia, rappresentando un gesto di estrema accoglienza in risposta a un gesto di estrema disperazione, a tutela della vita dei bambini.

In Italia le culle per la vita sono 57.

Alcuni esempi di donne che possono trovarsi in difficoltà e non sanno come gestire la gravidanza

A) La donna è in difficoltà a causa di una gravidanza difficile o che non vuole

La donna può chiamare il numero verde SOS VITA 800.813.000 e trovare il Centro di Aiuto alla Vita più vicino! L’elenco completo, gli indirizzi e l’orario si trovano sul sito www.mpv.org.

B) La donna deve partorire oppure ha già partorito ma non può tenere il bambino

Come detto sopra, la donna può partorire gratuitamente in ospedale e in modo anonimo, può non riconoscere il bambino e permettergli di essere accolto da una famiglia in adozione.

La Culla per la Vita può essere un valido aiuto.

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