Sconfigge un tumore e da alla luce un bambino grazie alla crioconservazione: primo caso in Italia

Agli Spedali Civili di Brescia una giovane madre, sopravvissuta a una grave forma di tumore, ha dato alla luce un maschietto in perfette condizioni di salute.

Il grandioso risultato è stato ottenuto grazie alla crioconservazione del tessuto ovarico, tecnica sperimentale applicata per la prima in Italia volta su una paziente oncologica.

La crioconservazione ha permesso il ripristino del tessuto ovarico dopo la chemioterapia

Era il 2012 quando la donna scopre di essere affetta da un linfoma di Hodgkin, una grave forma di tumore arrivata già al terzo stadio: essendo una laureanda in Medicina la giovane capisce immediatamente che le sedute di chemioterapia avrebbero danneggiato irreversibilmente le sue ovaie, impendendole così di avere figli.

Spinta da un grande desiderio di maternità, tuttavia, la giovane si documenta sulla tecnica di crioconservazione del tessuto ovarico, eccellente studio sperimentale facente capo all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna.

Tale delicata procedura consente di prelevare lembi di tessuto ovarico attraverso un intervento in laparoscopia, provvedere al loro congelamento e poi al successivo reimpianto, una volta ripristinate le necessarie condizioni di salute.

La gravidanza è stata portata a termine senza complicazioni

Durante la sua battaglia contro il tumore la giovane donna trova anche la forza di discutere la tesi in Medicina e nel 2017 riesce definitivamente a sconfiggere il cancro.

Grazie all’equipe specializzata del Sant’Orsola, coordinata dalla dottoressa Raffaella Fabbri, avvia la procedura di impianto del tessuto ovarico e nel giro di qualche mese riesce a rimanere incinta. La gravidanza è progredita senza difficoltà e ha donato alla ragazza la gioia più grande: stringere tra le braccia il proprio bambino che gode di ottima salute.

Sei anni fa, a Torino, un’altra donna affetta da talassemia major, era ricorsa alla crioconservazione ovarica per diventare mamma. Questo però è il primo caso nel quale tale tecnica si applica su una paziente oncologica.

Un grande traguardo che apre una speranza a tutte le donne affette da tumore che (a prescindere dal desiderio di maternità) a causa della chemioterapia hanno elevate probabilità di andare incontro a menopausa precoce.

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