Poche agevolazioni, neo mamme abbandonano il lavoro

Tra le cause principali che costringono un numero sempre più alto di neo mamme ad abbandonare il proprio lavoro ci sono l’assenza di posti negli asili nido, la mancanza di aiuti da parte dei parenti e la scarsa flessibilità dei datori di lavoro, che non concedono il part – time e, quando possono, licenziano.

Dimissioni volontarie: sempre più neo mamme lasciano il lavoro

Secondo i dati raccolti dal Ministero, nel 2015, più di 25.000 madri lavoratrici hanno presentato le dimissioni volontarie dal lavoro. Un dato che potrebbe essere molto più alto, dal momento che vengono presi in considerazione solo i rapporti di lavoro con contratti “fissi”.

In testa alla classifica degli abbandoni ci sono impiegate e operaie, la cui anzianità di servizio non supera i tre anni.

Perché le neo mamme sono costrette a lasciare il lavoro?

Tra i motivi più frequentemente indicati dalla donne che si licenziano c’è la “difficoltà di conciliare il lavoro e le esigenze di cura della prole“. Questa dicitura comprende numerosi problemi, che vanno dalla mancanza di supporto familiare, alla mancata accoglienza al nido, fino all’elevata incidenza dei costi di assistenza del neonato.

Tra quelle segnalate come causa di licenziamento volontario, ci sono anche ragioni strettamente legate al lavoro, come la mancata concessione del part – time o della modifica dei turni.

In molti casi le neo mamme, o le donne in stato di gravidanza, vengono costrette a dimettersi.

Molte vengono convinte a lasciare il lavoro entro il primo anno di vita del bambino, rassicurate dal fatto di poter accedere all’indennità di disoccupazione; se le rassicurazioni non funzionano, scatta il licenziamento.

Jobs Act: le neo mamme non denunciano le ingiustizie subite

Nonostante il Jobs Act preveda il reintegro in caso di licenziamento durante la gravidanza, o comunque entro il primo anno di vita del bambino, sono poche le donne che decidono di denunciare l’ingiustizia subita, anche quando avrebbero ragione di farlo; con le nuove leggi sul lavoro, infatti, è più difficile ottenere reintegri e risarcimenti, anche nei casi in cui essi siano previsti.

19 commenti

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  1. Io sono cuoca sono incinta , con un contratto indeterminato ,il mio capo vorrebbero ke io lavorassi fino al 7 mese ,una cosa impensabile per questo tipo di lavoro …ke posso fare ??

  2. Sono libera professionista ho partorito da 4 mesi… ho lavorato fino la settimana prima di partorire e ripreso un mese dopo… vogliamo parlare della maternita’ minima che dovrei prendere ma che mi daranno solo alla fine dei 5 mesi ovviamente i contributi fissi nel frattempo sono da pagare ( se non lavori come li paghi?)

  3. Sinceramente avere un figlio secondo me non c’entra niente con gli aiuti dallo stato. Se desidero un figlio lo faccio. Punto.
    Cioè ogni svelta che si fa dobbiamo pretendere cose dallo stato? O che ce li mantenga lo stato.?? Bah.
    Non sono d’accordo. Le leggi sulla maternità ci sono e al momento è così.. ma guardate che anche in Svizzera la tanto invidiata svizzera le cose non vanno affatto meglio e lo so perché mio fratello ci vive da 13 anni e mia cognata ha avuto gli stessi trattamenti che noi riceviamo qui..

  4. Io cambierei la domanda: una mamma come può fare in Italia la mamma serenamente???? Non c’è nessuna tutela delle famiglie dallo Stato e finché così- saranno sempre meno le persone a partorire figli.

  5. Io sono una commerciante al sesto mese di gravidanza, quando andró in maternità non mi spetterà nulla anzi mi toccherà prendere una sostituta e se una mia dipendente dovesse andare in maternità sono nei guai!
    Per me non esistono giorni di malattia o riposo o gravidanza a rischio, finchè potró staró a lavoro!

  6. Esatto anche per me credo sarà così se non mi concedono il trasferimento e il part time…fare la commessa x 1000 euro a 40 km da casa con 12 ore fuori casa di cui pagate 7…credo già sia una follia…poi con un bambino piccolo come si fa? Altro che fertility day…