L’ospedale sbaglia l’intervento di sterilizzazione: condannato a mantenere la bambina fino ai 25 anni

Non si è trattato di una battaglia legale semplice, dopo 5 lunghi anni di controversie i genitori sono riusciti ad ottenere la sentenza di risarcimento danni da parte dell’ospedale di Brescia, per aver fallito l’intervento di sterilizzazione: dovrà corrispondere una cifra di 90.000 euro alla famiglia oltre che il risarcimento del danno da parte della madre.

Il caso

Una coppia del bresciano, dopo aver già avuto 3 figli, al fine di mantenere la loro serenità familiare, decidono di affidarsi alla medicina, per evitare la possibile nascita di un altro piccolo.

La donna nel 2011, all’età di 39 anni, decide di sottoporsi all’intervento di sterilizzazione tubarica, un’operazione dolorosa ma assai ponderata dalla famiglia.

Due anni dopo l’intervento, arriva però un’altra femminuccia ed i conti per la famiglia composta da 6 persone iniziano a pesare duramente. Inizia così la loro battaglia legale contro i medici e l’ospedale civile di Brescia.

La sentenza

Dopo 5 anni di battaglia legale contro l’azienda ospedaliera ”Spedali Civili di Brescia” , il giudice civile del tribunale del foro bresciano Elisabetta Arrigoni, condanna l’azienda sanitaria al risarcimento del danno per ”fallimento dell’intervento”, in violazione degli articoli 2 e 13 della costituzione in materia di ”diritto alla procreazione cosciente e responsabile”.

Essendo stato lesionato il loro diritto di autodeterminazione nella scelta di procreare, l’ospedale, è tenuto a mantenere la figlia fino al compimento del 25° anno di età, ritenendo congruo l’assegno mensile di 300 euro al mese, calcolato per un complessivo importo di 90.000 euro.

Anche la madre ha ottenuto la somma di 1513 euro per il risarcimento del danno subito dovuto alla lesione dei muscoli addominali post intervento.

In modo analogo una sentenza si era conclusa nel 2011 per una coppia friulana. In difesa l’azienda ospedaliera aveva opposto la tesi per cui è possibile un margine di fallibilità nell’operazione, ma nessuna obiezione è stata posta al CTU in aula per la perizia che valutava l’intervento come inadeguato e mal riuscito.

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