GB: bambini chiedono di cambiare sesso. La teoria gender nelle scuole.

In Gran Bretagna alcuni bambini chiedono di poter cambiare sesso: si accusa come causa scatenante la cosiddetta teoria gender.

I bambini sono creature curiose e spesso mosse da una volontà di adeguarsi al mondo e alle persone che li circondano. Non è insolito vederli agire in base al desiderio di imitare gli altri e forse è proprio per questo motivo che a volte li vediamo fare cose particolari o li sentiamo dire cose che mal si accordano alla loro ingenuità.

Un esempio fra tanti è l’uso delle parolacce, ma a volte i piccoli ripetono frasi e concetti complessi, sentiti dire da adulti e per loro privi di un significato preciso. Un simile fenomeno, che però ha fatto preoccupare i membri del Governo May, è accaduta in Gran Bretagna, quando alcuni bambini hanno affermato di voler cambiare sesso.

La “teoria gender” nelle scuole: un provvedimento che fa paura

A partire dal 2006 nelle scuole inglesi sono state approvati alcuni programmi di insegnamento che includono lo studio della cosiddetta “teoria gender”, che afferma che l’identità di genere, ossia l’identità sessuale dell’essere umano, non sia solamente una qualità fisica, ma qualcosa che la società impone con stereotipi e luoghi comuni.

Non si tratta dunque di qualcosa di completamente naturale e spontanea, ma di un’identità che la società costruisce nel tempo, assegnando al concetto di “maschio” e “femmina” certi attributi inadatti.

I dati analizzati dal Ministero della Salute

Andando oltre alle polemiche suscitate da questi insegnamenti e alle dispute tra favorevoli e contrari, il Ministero della Salute ha segnalato un aumento considerevole di bambini che, probabilmente influenzati dalle teorie di genere, hanno dichiarato di voler cambiare sesso, bambini che a volte non raggiungevano i 10 anni di età.

Questo aumento arriva al 4400% a partire dal 2007 e sebbene non abbia incontrato approvazione da parte dei centri ospedalieri nei quali i bambini si sono recati, ha suscitato molte preoccupazioni nei politici locali, soprattutto il Ministro per le Pari opportunità Penny Mordaunt.

I timori del Governo inglese

La Mordaunt ha indagati a fondo sulla questione e ha ricondotto questa “confusione” da parte dei bambini nelle teorie gender recentemente approvate come materia di insegnamento nelle scuole britanniche. A supportarla in questa accusa è anche il Ministro dell’Istruzione Damian Hinds (nonché la Chiesa), che ha comunicato che prenderà seri provvedimenti contro la riforma dei programmi scolastici, che giocano con la mente dei più piccoli, portandoli a nient’altro che caos psicologico.

Influenza negativa o semplice ingenuità infantile?

Senza indugiare troppo in polemiche e affermazioni ideologiche di sorta, è necessario analizzare meglio i dati che indicano un aumento di bambini intenzionati a cambiare sesso e ridimensionare la questione nel migliore dei modi.

Accusare una teoria che è entrata ufficialmente nel programma di insegnamento può essere una soluzione per alcuni, ma per altri risulta controproducente. Per capire la questione è importante sapere che la volontà di cambiare sesso negli individui transgender si manifesta nella maggioranza dei casi in età infantile, anche precoce e non va dunque escluso che una parte dei bambini che hanno chiesto il cambio di sesso volessero davvero lanciare un messaggio forte.

Accantonata questa possibilità, che non va comunque ignorata, è anche possibile che i piccoli abbiano agito per imitazione, ripetendo qualcosa di sentito dire a scuola. In questo caso contro chi è necessario indagare e agire? Su un argomento che esiste e che tutti dovrebbero conoscere, o su un modo sbagliato di esporre delle nozioni? Sapendo poi che i bambini più piccoli tendono a ripetere con ingenuità ciò che imparano, forse è più importante imparare prima a capire loro e ad adattare i programmi alla loro forma mentis, spiegando con pazienza come stanno davvero le cose, piuttosto che censurare. Il Governo inglese indagherà su questo fenomeno e trarrà le proprie conclusioni in merito.