Cardiotocografia: capiamo cos’è assieme all’ostetrica

Scritto da
info@maternita.it'

Quando si arriva alla fine della gravidanza spesso si sente parlare da ostetriche e ginecologi di cardiotocografia, chiamata anche “monitoraggio” o “tracciato”; ma che cos’è? A cosa serve? Ce lo spiega con semplicità la nostra ostetrica Francesca. Buona lettura!

La cardiotocografia (CTG) è un esame che serve a valutare il benessere fetale alla fine della gravidanza e durante il travaglio; esso viene fatto per la prima volta, nelle gravidanze fisiologiche, tra la 38° e la 39° settimana di gestazione.

L’apparecchio cardiotocografico, attraverso una sonda ad ultrasuoni registra la frequenza cardiaca (cardiografia) e contemporaneamente con un’altra sonda rileva la pressioni dell’addome materno misurando le contrazioni (tocografia).

L’esame non è invasivo ed è molto semplice, la sua durata varia dai 20 minuti ad un ora, durante i quali futura mamma è seduta su una poltrona o distesa su un lettino; mentre si esegue il monitoraggio attraverso un amplificatore interno dell’apparecchio la mamma può ascoltare il cuoricino del suo bambino.

Durante il tracciato sono 5 i parametri che vengono valutati dal ginecologo e oscillometrica:

1. La linea di base: la frequenza cardiaca deve oscillare tra 120 e 160 battiti al minuto;

2. La variabilità: normalmente è intorno ai 10/15 battiti al minuto. Quando il bambino dorme la variabilità si riduce e in questo caso l’esame viene prolungato per valutare correttamente la frequenza delle pulsazioni;

3. Le accelerazioni: devono essere presenti, superare i 5 battiti al minuto rispetto alla linea di base e durare più di 15 secondi;

4. Le decelerazioni: non devo essere presenti perché possono identificare uno stato di ipossigenazione fetale;

5. I movimenti fetali: devono essere sempre presenti in un tracciato normale.

Durante lo stadio di travaglio di parto la cardiotocografia è molto importante, in quanto permette di controllare come il bambino resiste allo stress indotto dalle contrazioni uterine, verificando sul nascere eventuali complicazioni di ipossia, che potrebbero richiedere poi l’intervento di un taglio cesareo.

Tutt’oggi il monitoraggio cardiotocografico rappresenta il sistema di misurazione più efficace per mettere in evidenza un eventuale sofferenza fetale, in quanto permette al ginecologo e all’ostetrica che effettuano l’esame di trarre informazioni molto importanti riguardo lo stato di salute del bambino.

Tags dell'articolo:
·
Categorie dell'articolo:
Esami del terzo trimestre

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *