Tracciato in gravidanza (cardiotocografia): cosa bisogna sapere

Il tracciato tocografico si effettua nelle ultime settimane di gravidanza e permette di avere un quadro clinico completo sulla frequenza cardiaca del feto. La cardiotocografia (CTG) è un esame che serve a valutare il benessere fetale alla fine della gravidanza e durante il travaglio; esso viene fatto per la prima volta, nelle gravidanze fisiologiche, tra la 38° e la 39° settimana di gestazione.

Cos’è la cardiotocografia

La cardiotocografia è un esame che si svolge generalmente nel terzo trimestre della gravidanza e diventa di routine alla quarantesima settimana, in caso di superamento della data presunta del parto.

La cardiotocografia è un esame non invasivo e molto rapido, che si pratica grazie a due sonde che vengono applicate sulla pancia della futura mamma. Attraverso le rilevazioni di questi strumenti è possibile percepire sia il battito cardiaco del nascituro che la presenza di eventuali contrazioni uterine della madre.

Si tratta di un esame del tutto innocuo e indolore sia per la madre che per il piccolo, visto che si svolge esclusivamente tramite sonde esterne e ricorda molto un’ecografia. Il tracciato che si ottiene dai rilevamenti delle sonde somiglia a quello di un elettrocardiogramma.

Durante il tracciato sono 5 i parametri che vengono valutati dal ginecologo e oscillometrica:

  1. La linea di base: la frequenza cardiaca deve oscillare tra 120 e 160 battiti al minuto;
  2. La variabilità: normalmente è intorno ai 10/15 battiti al minuto. Quando il bambino dorme la variabilità si riduce e in questo caso l’esame viene prolungato per valutare correttamente la frequenza delle pulsazioni;
  3. Le accelerazioni: devono essere presenti, superare i 5 battiti al minuto rispetto alla linea di base e durare più di 15 secondi;
  4. Le decelerazioni: non devo essere presenti perché possono identificare uno stato di ipossigenazione fetale;
  5. I movimenti fetali: devono essere sempre presenti in un tracciato normale.

Quando ricorrere alla cardiotocografia

La cardiotocografia viene svolta verso la fine della gravidanza.

Sarà il medico a stabilire se è il caso o meno di svolgere anche questo accertamento, che verrà svolto in modo completamente gratuito come tutti gli esami di routine prescritti durante la gravidanza.

L’esame dura circa mezz’ora, a meno che non ci siano problemi nella rilevazione delle sonde, e si svolge mentre la futura mamma può stare comodamente sdraiata o seduta.

Leggere un tracciato cardiotocografico non è semplice, per questo in genere se ne occupa un medico specializzato, un ginecologo o un cardiologo. Il referto è composto da una striscia con due linee: la prima riguarda il battito cardiaco del bambino e deve somigliare a quella di un elettrocardiogramma, con alti e bassi regolari che segnano le pulsazioni. Un feto sano ha una frequenza cardiaca compresa in genere fra le 120 e le 160 pulsazioni al minuto. La seconda linea riguarda le contrazioni: se non sono presenti apparirà come una linea completamente piatta.

A cosa serve la cardiotocografia

La cardiotocografia permette di prepararsi al meglio al parto avendo un quadro clinico completo e mettendo in rilievo eventuali problemi o complicazioni, in modo da prepararsi per tempo ad affrontarle.

Sarà il medico a stabilire se la cardiotocografia è necessaria. In caso si evidenzino anomalie da tenere monitorate è possibile svolgerne anche diverse, a brevi intervalli di tempo.

L’esame è comunque del tutto innocuo sia per il piccolo che per la madre e viene svolto gratuitamente a carico del servizio sanitario. La cardiotocografia si svolge nelle ultime settimane proprio perché è un esame di preparazione al parto. Serve infatti a verificare che tutto sia a posto e, in caso ci sia qualcosa di anomalo nella futura mamma o nel piccolo, a predisporre gli interventi necessari per contrastare nel modo più efficace qualsiasi tipo di problema.

Durante lo stadio di travaglio di parto la cardiotocografia è molto importante, in quanto permette di controllare come il bambino resiste allo stress indotto dalle contrazioni uterine, verificando sul nascere eventuali complicazioni di ipossia, che potrebbero richiedere poi l’intervento di un taglio cesareo.

Tutt’oggi il monitoraggio cardiotocografico rappresenta il sistema di misurazione più efficace per mettere in evidenza un eventuale sofferenza fetale, in quanto permette al ginecologo e all’ostetrica che effettuano l’esame di trarre informazioni molto importanti riguardo lo stato di salute del bambino.