27 novembre 2025 –
Il mal di pancia è uno dei disturbi più comuni tra i bambini, tanto da essere spesso motivo di preoccupazione per mamme e papà. A differenza dei lattanti, i bimbi più grandi riescono generalmente a descrivere meglio cosa provano: questo aiuta il pediatra a orientarsi verso una diagnosi e, se necessario, a richiedere esami più specifici.
Ma come capire se si tratta di un semplice fastidio passeggero, di un dolore ricorrente… oppure di un “mal di pancia strategico”, usato a volte dai bambini per esprimere emozioni difficili da raccontare?
In questa guida cerchiamo di fare chiarezza.
I segnali da osservare: quando il mal di pancia è un campanello d’allarme
Come dicevamo, nei lattanti, spesso i genitori affrontano con difficoltà i primi episodi di pianto inconsolabile e spesso viene associato alle coliche. Tuttavia, a parte alcuni casi di coliche gassose, spesso il pianto continuo e prolungato dei bambini nei primi mesi di vita, specialmente la sera, è più facilmente imputabile alla stanchezza.
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Nei bambini più grandi invece, nella maggior parte dei casi il dolore addominale è aspecifico e si risolve in poche ore o giorni. Tuttavia, ci sono alcuni sintomi che meritano un’attenzione immediata:
- Dolore in un punto preciso e non diffuso.
- Dolore acuto e continuo, che sveglia il bambino la notte.
- Febbre associata al dolore.
- Diarrea o vomito persistenti.
- Sangue nelle feci.
- Infiammazione nell’area rettale o perianale.
Questi segnali non vanno mai sottovalutati, perché nell’addome sono presenti molti organi e le possibili cause sono numerose.
Dolore addominale ricorrente o dolore emotivo? Quando il mal di pancia parla per il bambino
Non sempre il mal di pancia è legato a un problema fisico. In età pediatrica esiste infatti il cosiddetto DAR — Dolore Addominale Ricorrente, spesso associato a fattori emotivi difficili da verbalizzare.
Capita più di quanto si pensi che un disagio psicologico si trasformi in dolore fisico. I bambini possono esprimere così:
- ansia da separazione,
- gelosia verso un fratellino,
- rabbia non espressa,
- tensione scolastica o sportiva,
- conflitti in famiglia o a scuola.
Il corpo diventa una “voce alternativa” quando le parole mancano.
Mal di pancia: quando bisogna preoccuparsi davvero?
La prima grande distinzione riguarda come compare il dolore:
● Dolore acuto e improvviso
Richiede sempre attenzione, soprattutto nei bambini molto piccoli che non sanno descrivere cosa provano. Il timore maggiore dei genitori è che si tratti di appendicite acuta, che infatti è una delle più comuni cause di intervento addominale, ma che colpisce circa lo 0,4% dei bambini sotto i 14 anni.
Nel caso dell’appendicite, raramente si tratta di dolore ricorrente: questa condizione, infatti, ha quasi sempre un esordio improvviso, anche se in alcuni casi può iniziare in modo più graduale.
All’inizio il bambino riferisce spesso un dolore attorno all’ombelico, a “ondate” che compaiono e scompaiono. Dopo qualche ora, però, il quadro cambia: il dolore diventa continuo e tende a spostarsi verso la parte destra dell’addome. Questa particolare “migrazione” è uno dei segnali più tipici dell’appendicite. In questi casi è assolutamente importante rivolgersi al medico o al pronto soccorso.
● Dolore ricorrente o cronico
Anche qui entra in gioco la valutazione del pediatra. Oltre alla visita, il medico considera:
- dieta e stile alimentare,
- crescita e sviluppo,
- eventuali sintomi associati (febbre, vomito, diarrea),
- storia familiare.
Se necessario, potrà richiedere esami specifici per escludere cause come:
- celiachia,
- allergie o intolleranze alimentari,
- parassitosi, come gli ossiuri
- altre patologie gastrointestinali come la stipsi.
Solo dopo aver escluso cause organiche, è possibile pensare a un’origine emotiva o psicosomatica, con il cosiddetto DAR (dolore addominale ricorrente).
In caso di dolore addominale significativo è possibile utilizzare paracetamolo, ma sempre rispettando dosi e indicazioni del pediatra. Non c’è evidenza che il farmaco possa mascherare la diagnosi o ritardarla.
Il ruolo dell’età: perché è così importante
- Nei lattanti e nei bambini sotto i 3 anni, ogni mal di pancia va considerato con molta cautela: non potendo esprimersi, il rischio di fraintendere i segnali è più alto.
- Dai 3 anni in su, i bambini riescono a descrivere meglio il dolore (dove, quando, come fa male). Questo permette al pediatra una valutazione più precisa.
Come gestire il mal di pancia ricorrente
La gestione del Dolore Addominale Ricorrente (DAR) richiede un approccio multidisciplinare, che tenga conto non solo dell’aspetto fisico ma anche di quello emotivo e sociale. È fondamentale rassicurare il bambino e la famiglia, spiegando che la diagnosi di DAR non significa “non aver trovato nulla”, ma riconoscere un disturbo reale che coinvolge corpo e mente.
Tra i trattamenti più efficaci rientra la terapia cognitivo-comportamentale, che aiuta il bambino a comprendere e gestire meglio il dolore. In alcuni casi si utilizzano anche probiotici o modifiche temporanee della dieta, ad esempio ridurre le proteine del latte vaccino o seguire un’alimentazione carboidrati a catena corta nella sindrome del colon irritabile, soprattutto quando sono presenti gonfiore o diarrea.
I farmaci sintomatici possono dare un sollievo parziale, ma da soli spesso non bastano: il percorso più efficace è quello che combina supporto psicologico, attenzione allo stile di vita e riequilibrio intestinale.
Quando fidarsi dell’istinto di mamma (e quando preoccuparsi)
Il mal di pancia dei bambini è spesso passeggero, ma è importante non ignorare mai i segnali più evidenti e affidarsi al proprio pediatra di fiducia. Allo stesso tempo, ricordiamo che i bambini comunicano anche con il corpo: osservare il contesto emotivo può essere prezioso quanto osservare il sintomo.
Un approccio attento, sereno e senza allarmismi aiuta i piccoli a sentirsi compresi e protetti… e noi genitori a fare scelte più consapevoli.




