Un’analisi del sangue per calcolare il rischio pre-eclampsia

La pre-eclampsia (acronimo di Edema, Proteinuria e Hypertension), denominata anche gestosi EPH, è un disturbo che può presentarsi esclusivamente durante la gestazione, a partire dalla ventesima settimana. Esso rappresenta una grave complicanza per la gravidanza e colpisce all’incirca il 3-5% delle donne incinte. Oggi, grazie a una semplice analisi del sangue, è possibile calcolare con netto anticipo rispetto al passato il rischio di pre-eclampsia e, di conseguenza, sottoporre la gestante a un trattamento preventivo ad hoc. Nel caso, invece, in cui non venga diagnosticata in tempo o nel caso in cui venga gestita in maniera non corretta, può portare anche a tragiche conseguenze (insufficienza renale acuta, edema polmonare, emorragia cerebrale, distacco della placenta, parto prematuro o addirittura il decesso di madre e nascituro). 

Le cause esatte della pre-eclampsia non sono state ancora oggi individuate; l’unica cosa certa è che essa colpisce perlopiù le gestanti alla prima gravidanza. Le donne incinte affette da gestosi presentano i seguenti sintomi:

1 – pressione arteriosa alta (superiore a 140mmHg per la sistolica e 90mmHg per la diastolica);

2 – meno sangue all’interno della placenta;

3 – un aumento significativo delle proteine nelle urine;

4 – formazione di edemi su tutto il corpo.

Un test immunologico in grado di predire la gestosi

È stato recentemente messo a punto da un gruppo di ricercatori austriaci, per conto della casa farmaceutica Roche, un test di screening, da effettuarsi tra l’undicesima e la quattordicesima settimana di gravidanza, in grado di individuare in che misura la gestante sia a rischio gestosi EPH. In caso di esito positivo la paziente deve essere sottoposta a una apposita profilassi. È emerso, a tal proposito, che il trattamento preventivo ideale per le donne incinte che hanno maggiori possibilità di sviluppare la pre-eclampsia, è la somministrazione quotidiana di aspirina a basso dosaggio. È stato dimostrato, infatti, che questa cura è in grado di ridurre almeno del 50% tutte le complicazioni legate alla gestosi EPH.

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