Il Coraggio delle (Non) Madri

Nella vita ci vuole coraggio.

Ci vuole coraggio a percorrere la strada che si è scelti per sé, nel limite di quanto ci sia stato concesso di scegliere, e tirare avanti.

Ed essere ottimisti e dire che va sempre tutto bene e che siamo orgogliosi di quanto ci è arrivato, di quanto abbiamo creato, di quello che abbiamo voluto.

Ci vuole coraggio ad essere una donna, me ne frego se si tratti di una poco più che adolescente o di una vegliarda, e decidere di diventare madri. Perché vuol dire fare un salto nel vuoto. Tuffarsi senza rete, senza boe, senza materassini. Nuotare in un mare cristallino, rilassante, paradisiaco, ma anche in uno buio come la notte, tempestoso come uno tsunami, drammatico come alcuni momenti della vita.

Vuol dire tentare, dando per scontato di riuscirci, e forse il figlio non arriva. E magari scopri che non puoi averne. E da lì esci con le ossa rotte. Oppure non hai problemi, e parti subito come un missile.

Con entusiasmo, forza, grinta. Poi succede che diventi genitori e scopri che non è come immaginavi. Che litighi in coppia. Che il figlio ti allontani da tuo marito o dai tuoi amici, o dalla vita che avresti voluto avere. Oppure va sempre tutto liscio. Mai una piega, mai una grinza. Ma sarai comunque sempre piena di dubbi, di fragilità, di paure e di piccole ansie. Perché penserai sempre che tuo figlio appartiene a te, non a se stesso e al mondo.

E poi, come è normale che sia, la vita lo ferirà, gli farà male. Vorresti camminare al posto suo, prenderti i suoi pesi e assumerti le sue responsabilità, ma non potrai. Sarai sempre felice, ma sempre all’erta.

Ci vuole coraggio ad essere una donna, me ne frego se si tratti di una poco più che adolescente o di una vegliarda, e decidere di non voler mai diventare madri. Perché vuol dire fare un salto nel vuoto. Non saprai mai se hai fatto bene o se hai fatto male. Vivrai con un tenue dubbio: chissà se, quando sarà davvero troppo tardi, te ne pentirai. Perché dovrai sempre giustificarti della scelta che avrai fatto. Sarai sempre bersaglio di battute ciniche, stupide, superficiali. Perché ti sentirai esclusa, alle volte senza motivo. Perché ti escluderanno, senza che sia necessario. Perché dovrai sempre rispondere a mille domande, quasi sempre le stesse, formulate, spesso, da persone che a stento conosci. Passerai sempre per quella egoista. Quella immatura. Quella che ha deciso di non crescere. Quella che ha preferito il lavoro. Quella che ha preferito i viaggi. Quella che ha preferito non sacrificarsi, come se i sacrifici li si possa fare solo per i figli. Eppure Madre Teresa, per fare un esempio, di sacrifici ne ha fatti parecchi, e di figli naturali pare sia stata a quota zero.

Eppure ci manca sempre quel coraggio. Quello di comprendere chi ha deciso una vita diversa dalla nostra. Quello di non giudicare, con ferocia, chi ha scelto una strada diversa. Quello di ammettere che la vita non è buona con tutti nello stesso modo. E che ci mancano sempre troppi elementi per capire la vita degli altri.

5 commenti

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  1. ci vuole più coraggio a volere i figli. non volerli priva di ciò a cui una donna è destinata naturalmente e rientra nei suoi desideri anche se non espressi, normalmente per paura. come potrà rimediare il giorno che avrà scoperto che questa scelta l’ha privata di quello che desiderava in realtà, ma non potrà più averne?

    • Rispetto quello che dici, Angela. Ammetto di non condividerlo però. Non volere figli può nascondere tante verità, tante ragioni. Non è necessariamente sinonimo di egoismo. L’importante, dimmi se sei d’accordo, è fare scelte che ci fanno stare sereni. In futuro, poi, nessuno sa cosa accadrà. 🙂

    • L’importante e’ non abortire, affidarsi a Dio, non giudicare, ma consigliare per evitare che si possano avere rimpianti con conseguenti crisi depressive. Poi possono esserci motivi gravi come le malattie ereditarie o altro, ma e’ un altro discorso…

  2. Un post forte, che, nel suo piccolo, mentre chiede coraggio, ne mostra. Io personalmente cerco di non giudicare, ma, ammetto, forse senza volerlo lo faccio. Più che altro, di fronte a chi decide a priori di non cercare un figlio, mi dispiaccio, come ritengo normale dispiacersi se hai scoperto un tesoro e vorresti gridarlo al mondo, e vorresti che tutti quelli che possono trovassero lo stesso tesoro.

    • E’ veramente difficile non giudicare. Forse impossibile. Sapendo che non sta a noi decidere della vita degli altri, ciascuno può riuscirci un pochino. Anche io ci casco spesso. Poi cerco di fare un passo indietro, ricordandomi come le mie stesse scelte possano, per alcuni, essere opinabili, o non sembrare “giuste”.