Un figlio è il solo promemoria che conti

Ho talmente tanti post-it per casa che se voglio ricordare una cosa farei meglio a non scriverla. Così dove vedo un buco collego immediatamente con il post-it che non ci ho messo.

Ne ho sul tavolo di uno studiolo dove non vado mai, appunti di cose da scrivere poi mai sviluppate, che attendono la crescita dei figli, le mattine libere, l’accesso indisturbato a quel piccolo spazio. Ne ho sul mobile d’ingresso, che aspettano una collocazione adatta e poi, quando li scovi, l’appuntamento è già passato: del tipo “pediatra 6 mesi” e la piccola ne ha già 18.

Ne ho, soprattutto, in cucina, la lista della spesa sul frigo, e poi numeri di foto da stampare, telefonate da fare, codici promozionali, non promozionali, codici che ho scritto io intendendo chissà cosa, e poi li lascio lì: “Magari mi torna in mente, magari mi torna utile”. Il bancone, intorno al pc, è un naufragio di foglietti che ormai non incollano nemmeno più.

Vi prego ditemi che anche voi siete vittime della stessa dipendenza: che coi figli è cresciuta esponenzialmente.

Ma poi: li guardi mai, tutti quegli appunti?

Arrivano le quattro e mezzo, ogni giorno, mollo quello che ho fatto e che non ho fatto. Mollo la fretta, o corro ancora di più. In ogni caso Patrick e Sarah ritornano da scuola con me: prenderli non è scritto da nessuna parte.

Preparo loro la merenda, e neanche questo è scritto in alcun posto.

Domando cos’abbiano fatto. Inseguo risposte frammentarie e faccio appello alla pazienza che con la maternità non si è sviluppata come avrebbe potuto (almeno nel mio caso).

Li osservo giocare. A volte gioco con loro. Litigano e aspetto di vedere se se la cavano. Litigano ancora e intervengo. Li sento ridere inseguendosi. Sento volare cuscini e voci.

Faccio una coccola a Sarah: dice che non è stanca ma mente. Prendo Isabelle al seno, tiro su le gambe. Leggo una storia con Patrick.

Le cose più importanti te le ricorda tuo figlio.

Quando parla (e quando t’interrompe) ti ricorda di ascoltare.

Quando piange ti ricorda di avere pazienza.

Quando gioca ti chiede se hai giocato con lui e con te stessa, se hai provato a prenderti meno sul serio.

Quando ride è come se ti chiedesse: ti sei ricordata di ridere, oggi?

Quando ti abbraccia ti ricorda di abbracciare sempre: qualcuno, qualcosa, chi e quello che ami.

Un figlio è il solo promemoria che conti.

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