Amnesia dissociativa e forgotten baby syndrome: cosa sono e cosa comportano

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Sempre più spesso la cronaca ci restituisce notizie di bambini che vengono lasciati in macchina dai genitori con le conseguenze drammatiche e tragiche che tutti purtroppo conosciamo.

Non è facile parlarne, scriverne poi – banalizzando con qualunquismi del tipo”dimenticati”, “abbandonati”  – è ancora più difficile.

Perché ci sono di mezzo tante innocenti vittime e genitori straziati.

E il “a me non succederà mai” vince facile ma non ci rende immuni. Facile per chi come noi sta dietro una tastiera giudicare, scomodare teorie di dubbia fonte, senza pensare che la questione è molto delicata e ha delle implicazioni fortissime.

Amnesia dissociativa, una patologia rara ma reale

La domanda che tutti ci poniamo di fronte a una tragedia del genere suona più o meno così: “Come si fa a dimenticare il proprio figlio in auto?“.

La presenza del bambino viene temporaneamente cancellata.

Questo succede ai genitori e tutto sembra essere riconducibile a una patologia di origine neurologica, l’amnesia dissociativa.

In quel momento nella memoria del genitore si crea un buco, un vuoto, come se fosse un contenitore senza nulla dentro.

Attenzione allo stress (il cui livello cambia da soggetto a soggetto) e ad alcuni segnali seppur silenti che ne rappresentano l’anticamera.

Alcuni gesti e comportamenti quotidiani reiterati (come l’accompagnare i figli a scuola) vengono letteralmente buttati fuori dalla mente che lascia allo stress la possibilità di dilagare. E fare danni.

Forgotten Baby Syndrome: cos’è e cosa comporta

La forgotten baby syndrome è una situazione dai tratti patologici che potrebbe colpire chiunque.

In pratica un genitore non si rende conto di avere nella propria auto il proprio bambino e tende a dimenticarsene durante le attività di routine per arrivare al lavoro.

In Italia dal 7 novembre 2019 è entrato in vigore l’obbligo di avere in auto un dispositivo di allarme anti abbandono nel caso in cui ci siano bambini con età inferiore ai 4 anni.

Lo studio della Sapienza di Roma

I ricercatori del dipartimento di neuroscienze umane dell’università La Sapienza di Roma hanno svolto uno studio per cercare di capire le motivazioni che sono alla base della forgotten baby sindrome.

Un approfondimento molto interessante che infatti è stato pubblicato su una delle più importanti riviste di psichiatria del mondo.

Dalla valutazione è emerso che sul totale di 171 casi acclarati, nel 73% c’è stata una situazione in cui persone adulte hanno lasciato in auto i propri bambini.

Di questi circa il 50% era inconsapevole oppure si era completamente dimenticato della presenza del bambino in auto. Tra l’altro nell’approfondimento scientifico è emerso che questi soggetti non erano affetti da alcuna patologia di natura psichica e le loro funzioni cognitive sono più che ottime.

Insomma dallo studio emerge una lettura improntata sul definire questa sindrome come una sorta di deficit transitorio per cui improvvisamente la memoria perde le proprie capacità e c’è un vuoto che purtroppo può costare carissimo.

Cosa prevede la legge italiana

Per contrastare il fenomeno della forgotten baby syndrome in Italia a partire dal 7 novembre 2019 è entrata in vigore una legge che obbliga le persone adulte che viaggiano con bambini con meno di 4 anni di età di avere un dispositivo di allarme anti abbandono.

È uno strumento che ricorda al guidatore dell’auto la presenza del bambino nel seggiolino.

Il riferimento è al ddl numero 766 che venne approvato in via definitiva dal Senato nel settembre del 2018.

Questo Decreto di Legge ha comportato anche la modifica dell’articolo numero 172 del Codice della Strada ossia la legge che fa riferimento all’obbligo di utilizzare i sistemi di sicurezza in auto come le cinture.

All’epoca ci fu un chiarimento da parte del Ministero dei Trasporti evidenziando che i dispositivi possono essere già integrati nel seggiolino oppure acquistati a parte.

Tale dispositivi devono essere in grado di attivarsi automaticamente e di segnalare al conducente la presenza del bambino con segnali visivi acustici.

Ci sono anche dei prodotti che permettono di inviare dei messaggi su smartphone oppure delle chiamate con messaggio vocale registrato.

Qualora questo decreto di legge non dovesse essere rispettato dalla automobilista, scatta immediatamente il reato amministrativo con multe che vanno da 81 fino a un massimo di 326 con in aggiunta la decurtazione di 5 punti dalla patente.

Inoltre nel caso in cui la mancanza del dispositivo dovesse rappresentare una situazione recidiva nei successivi due anni dalla prima violazione, scattano ulteriori sanzioni come la sospensione della patente per un periodo massimo di 60 giorni.

“Scusa se insisto” ma posso salvarti la vita

Qualche anno fa, Assonidi, l’Associazione degli asili nido e delle scuole d’infanzia privati ha lanciato l’importante iniziativa “Scusa se insisto“, un progetto che prevede che i nidi aderenti si impegnino a contattare le famiglie che non hanno comunicato alla struttura l’assenza del bambino.

Con un messaggio, una telefonata o un qualsiasi altro mezzo, il nido farà di tutto per mettersi in contatto con il genitore, collaborando  con quest’ultimo per il benessere del piccolo, fino a quando non risponderà qualcuno al messaggio.

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