Il Primo Anno: inizia quella sua Tenera Vita

La settimana scorsa, la mia piccola ha compiuto un anno. Ho ripercorso, in quelle ore, la lunga notte che mi ha portato a diventare mamma. I momenti in ospedale, quelli cruciali, quelli della degenza. I primi giorni a casa, le tante difficoltà, la tanta meraviglia. La fatica nel trovare l’ incanto che mi avevano prospettato. I dolori di cui nessuno mi aveva parlato.

Le notti dal sonno altalenante. L’allattamento che non partiva, e la mia conseguente delusione. I pomeriggi al consultorio, con il seno fuori per capire perché e per come. La virata verso il latte artificiale, che mi pareva una sconfitta, il primo fallimento, mentre oggi capisco che non vi era nulla di tragico, solo la mia prospettiva. Ma tutto ti pare così definitivo, bianco o nero, i primi tempi. La prima volta.

Pensi che se sbagli, e quasi sempre pensi di sbagliare, chissà che succede.

E quei primi week end, in cui pensavo di potermi riposare. Come se fosse un lavoro da ufficio: dal lunedì al venerdì. Chissà come mi era venuto in mente! Questa non è una roba da stagista, da apprendistato, per poter imparare. Non puoi fare un salto di livello, perché hai fatto un ottimo lavoro. I passi sono lentissimi, e non c’è un giorno perfettamente uguale al precedente.

E’ un lavoro di olio di gomito, ogni giorno. Certo, impari. Ma non potrai mai fare affidamento solo su quanto fatto il giorno prima, perché le difficoltà, come i livelli di un videogioco, crescono.

E la cacca fuori dal pannolino. Ed il latte troppo caldo, troppo freddo. La culletta vicino al letto, poi nella sua stanzetta. Uscire con il passeggino le prime volte. L’ascensore troppo piccola. Mille manovre per entrare. I passaggi carrabili e le discese dei marciapiedi occupate dall’inciviltà. I pedoni, i tram, le metro:  tutto sembrava contro di te.

Ogni cosa ha un peso diverso, all’inizio. Le colichette, le urla notturne, la paura dei rigurgiti, il nasino e la boccuccia contro il materasso. Tutto fa più paura, all’inizio. Perché è la prima volta, e non abbiamo idea di come funzioni. E, mentre sei presa a capire come fare, a non fare troppo male, te la trovi che gattona, che cammina, che borbotta, che strilla perché vuole mangiare quel pezzo di pizza che hai in mano, piuttosto che la sua pastina con le verdure.

Te la trovi con le scarpette, e ti appare improvvisamente grande. Con le scarpe ed in suoi primi passi incerti. Non è più una tua appendice, né tu la sua. Comincia a sembrare una persona a sé, con la sua minuscola vita tutta in crescita.

Ti accorgi che l’anno, passato in fretta fra mille emozioni e mille paure, sia il preludio della sua vita, che sarà velocissima per te, dolcemente lenta per lei. Lo sapevi che doveva accadere, e sta accadendo: e’ passato un anno. La tenerezza ti brucia dentro, e non poteva che essere altrimenti.

 

12 commenti

Rispondi a Stato di Grazia a chi?Cancella risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *