Nonni: la magia di guardarli amare

Lei era seduta a terra, l’ultimo gradino delle scale in pietra, fuori, nel giardino in montagna. Mio figlio accanto. Parlavano non so di cosa. Li ho guardati senza che s’accorgessero. Non si sarebbero accorti di me nemmeno avessi starnutito, sbandierato un ciao, chiamato i loro nomi.

– Mamma! Patrick!

Li ho guardati ed era come guardare il mare, il cielo, la pioggia o il fuoco: non smettevano mai.

La stessa donna che ricordo zoccolare per casa, i carichi da stendere e stirare, le mie incursioni in cucina, lei tra i vapori. La stessa donna che rifaceva i letti al mattino, passava la lucidatrice con quei quadrati di panno sotto i piedi, pattinava in un mondo parallelo. La stessa donna che nel mio ricordo corre, corre quasi sempre. Poi dopo pranzo, rassettata la cucina, si siede su quel divano a due posti, di traverso, e tira su le gambe, il Corriere della Sera steso su come un lenzuolo.

Adesso è ferma lì. Senza fretta. Come se quel gradino fosse in cima alla luna, come se i fiori accanto, i petali e i colori che illustra a mio figlio, fossero storie antichissime, avessero dentro tutto quello che serve per vivere. La sua pazienza, la dedizione, la dolcezza di una mano. Allora mi riprendo tutti i ricordi più amorevoli, torna fuori la madre che gli anni hanno liso, aggiustato, consumato di nuovo.

Patrick si affida alla sua voce dondolando come su un’amaca, abbandonato su un litorale sicuro. Perché i nonni hanno una magia che gli arriva da chissà dove. Hanno mani che incrociano vite, il passato e il futuro, e in quel crocevia sono sapienti ma anche ingenui, prudenti eppure coraggiosi, esperti e di nuovo un po’ bambini.

Bisbigliano all’orecchio, rubano confidenze, fanno sorprese, dicono un sì ai nostri no. A volte tuonano, la voce ruvida, ma poi ritornano all’affabilità dei loro anni.

Sono il pomeriggio diverso, la vacanza speciale, il giro alle giostre, il pranzo di Natale. Il regalo più grande, il barattolo di caramelle, i giochi in quell’armadio che si apre apposta per i nipotini. I bambini non pensano che sono i nostri genitori, non ha importanza, sono i nonni e basta.

Noi invece li assaporiamo, li riscopriamo. Quegli occhi di nuovo accesi sono la nostra occasione di tornare a essere bambini, attraverso i nostri figli. Di innamorarci ancora, di chi ha amato noi e adesso ama anche loro.

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