La casa, dopo l’arrivo dei figli: manco la location di un film horror

Il disordine, in una casa dove vivono dei bambini, non è umano. Sono giunta a questa conclusione, l’altra sera, quando, sollevando tappeti e lenzuola, ritrovavo l’impossibile. Carcasse di bambole; pezzi di lego, che manco con il microscopio si vedevano bene; tessere di puzzle, che non abbiamo neanche più.

No. Non è umano, è contro natura, è ingiusto il casino che producono i bambini, in una casa. Un appartamento non si merita tutto quello. Le pareti avranno fatto qualcosa di male, nella vita precedente? Il parquet graffiato e bucherellato da giochi contundenti non pagano , forse, un karma troppo amaro? Ma soprattutto noi. Noi che tentiamo di rassettare, sistemare, pulire, pur sapendo che, il tempo di girare le spalle, tornerà tutto peggio di prima. Noi non ce lo meritiamo, no!

Vi ricordate quando, da neo mamme, ci dicevano: Non pensare alla casa, pensa a riposare. Meglio avere una casa disordinata che una mamma stanca, e compagnia cantante?

Noi pensavamo che ce lo dicessero per dare più valore a noi come persone e a noi come mamme. La verità era una sola: quelle persone sapevano che pulire la casa, quando ci sono bambini è inutile, che ogni sforzo è vano, no sense.

Vi ricordate quando ci dicevano di farci aiutare, per le faccende domestiche, da qualcuno? Tipo compagni, mamme e suocere, amiche? Insomma, le persone che ci sarebbero venute a trovare, i primi mesi, dalla nascita dei figli?

Ci avete fatto caso che, da allora, quelle persone sono sparite, tipo inghiottite da un buco nero, divorate uno squalo tigre? Ecco, fatevi due domande.

Per farvi un esempio, una volta, dopo aver pulito la casa da cima a fondo, il tempo di rispondere ad una telefonata, ho trovato la carta igienica srotolata che il labrador delle scottex era un pivello; perline distribuite a terra; scatole di puzzle sventrate; la casa delle bambole con la porta divelta. Ed altre nefandezze. Così, come molte di noi, ho preso la decisione di uscire con le mie figlie, per evitare l’omicidio.
Al ritorno, sulle scale, sono abbastanza sicura di aver incrociato un paio di ladri, convinti che in casa mia fossero passati dei loro colleghi, perché un casino così manco la location di un film horror.

La casa, quando arrivano i figli, è un campo di battaglia.

Si combatte una spietata guerra in cucina: senza esclusione di colpi e di pastina a terra. Si combatte in soggiorno: terra di nessuno, dove troneggiano i più disparati giochi, creando tanto di quel caos, da non riuscire più a ritrovare televisione e divano … anzi no … il divano c’è, è quel coso pieno di briciole ed unto da cima a fondo.
Si combatte nella loro cameretta: la loro patria, che non si capisce perché non giochino solo lì. Si combatte nella camera padronale: dove il letto matrimoniale è adibito a salta salta perenne. Infine, si combatte, senza pietà, nei bagni: carta igienica ovunque, shampoo aperti, macchie di dentifricio come non ci fosse un domani.

No, il disordine, in una casa dove vivono dei bambini, non è umano. Noi non ce lo meritavamo proprio. Infondo, nonostante tutto, siamo delle brave persone.

Ed ora scusatemi, devo staccare degli stickers di Peppa dalla tastiera, altrimenti non riesco a schiacciare Invio!