Afghanistan: il dramma di una madre costretta a vendere il suo bambino non ancora nato

La disperazione di una madre Afghana costretta a vendere suo figlio non ancora nato per problemi economici.

La miseria porta a dover compiere a volte delle scelte laceranti che nemmeno si possono immaginare. Sentiamo spesso parlare di genitori che fanno prostituire i propri figli o che li costringono a chiedere l’elemosina in strada, ma una madre che vende il figlio quando ancora è nel suo grembo è sicuramente una notizia ancor più sconvolgente.

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L’Afghanistan e la crisi economica

In Afghanistan sempre più famiglie sono obbligate ad abbandonare i propri figli, non avendo la possibilità di mantenerli e di garantire loro una vita normale. La mancanza di lavoro e i debiti sempre più opprimenti fanno ricorrere i genitori indigenti ad azioni che possono sembrare ripugnanti, ma che alla fine sono soltanto il frutto di un’atroce disperazione.

A denunciarlo è l’associazione Save the Children, la quale ormai da oltre un secolo cerca di salvare il futuro di milioni di bambini e bambine che nascono e crescono in situazioni disumane.

Da quelli che sono i risultati di un recente sondaggio di Save the Children sembra addirittura che possano essere 121.000 i bambini che sono stati ceduti dai propri genitori dietro compenso economico, dall’agosto del 2021.

Un dato sconvolgente che lascia dentro tanto dolore.

La storia di Nosheen e del suo figlio venduto

Nosheen è una donna di 36 anni residente con suo marito nel nord di Jawzjan, in Afghanistan. La coppia ha già ben 5 figli da mantenere ed è proprio per tale ragione che difronte all’ennesima gravidanza ha realizzato di non avere altra scelta che quella di vendere il proprio bambino.

Aziz, il marito, ha confermato di aver avuto una proposta di 565 dollari americani per la vendita del loro piccolo, non ancora nato.

Questa somma garantirebbe alla famiglia la possibilità di saldare almeno una parte dei loro debiti e di potersi assicurare del cibo per il resto dei componenti del loro nucleo familiare. Sacrificare il sestogenito per non far soffrire tutti gli altri. Una scelta forse per tanti incomprensibile, ma per loro praticamente indispensabile.

Non si può a tratti nemmeno immaginare il dolore e lo strazio che si portano dentro le famiglie Afghane che a causa della siccità, della crisi economica e della mancanza di aiuti da parte dello Stato sono costretti ogni giorno a combattere per la loro stessa sopravvivenza. E questa a volte spinge anche a vendere un figlio che non si è ancora conosciuto e che non è ancora nemmeno nato.

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