Superare un aborto spontaneo: cosa aiuta e cosa no, secondo le mamme che ci sono passate

I dati parlano chiaro è altissimo il numero di donne che subiscono un aborto spontaneo soprattutto alla loro prima gravidanza, le ragioni sono diverse patologiche e fisiologiche.
Dinanzi ad un dramma come la perdita di un figlio, seppur si parli di un feto di poche settimane, le donne reagiscono in modo diverso, alcune riescono a superare il momento cercando di rimanere nuovamente incinta, altre cadono in uno stato di depressione.

Tuttavia, come affrontare la perdita del proprio figlio/a? La risposta non può che venire dalle mancate madri.
Diversi sono i consigli elargiti da alcune donne intervistate da una nota emittente americana come la BBC.

Aborto spontaneo: affrontare il dolore

Tra i consigli diffusi da chi ha subito un aborto spontaneo alle altre donne, vi è quello di affrontare il dolore ovvero non sottovalutare la situazione abusando della propria forza.
Sicuramente è opportuno elaborare il lutto, parlando ed esprimendo le proprie emozioni.
Molte donne commettono l’errore di chiudersi in sè stesse, buttarsi in altri progetti pur di non pensare, e voltare subito pagina, ma questo atteggiamento, se per una parte è segno di un carattere forte, nasconde dietro una fragilità recondita che può generare traumi irreversibili, paure intrinseche e essere causa di attacchi di panico.
Le donne non devono aver paura di mostrare il proprio dolore, ecco il primo consiglio. Anche sforzarsi di parlarne con qualcuno può essere inizialmente difficile, ma effettivamente benefico sul lungo termine.

Aborto spontaneo: commenti da evitare

Le donne che hanno subito un aborto spontaneo testimoniano che la cosa peggiore e più dolorosa è dover ascoltare commenti inopportuni da parte di chi viene a conoscenza dell’accaduto, spesso privi di sensibilità o fatti di frasi fatte che accentuano il dolore per la perdita.
Frasi in cui si vuole sminuire l’accaduto come: “passerà”, “presto sarai di nuovo incinta”, non sono di incitamento, ma possono causare dolore e risentimento.

Rispettare la sofferenza della madre senza minimizzare. La sua sofferenza è legittima e non meno importante solo perché il bambino era ancora un embrione.

Si consiglia, alle parole, preferire l’ascolto, il silenzio di un abbraccio in cui consolare la madre, evitando di invadere la sua sfera intima.