12 novembre 2025 –
Attualmente, il paracetamolo è riconosciuto come l’unico antidolorifico ritenuto sicuro per l’assunzione in qualsiasi fase della gravidanza. Tuttavia, negli ultimi anni si è discusso molto dell’uso del paracetamolo in gravidanza e del possibile rischio di disturbi del neurosviluppo nei bambini, come autismo e ADHD.
Le evidenze più recenti chiariscono il quadro: una revisione ampia e rigorosa non ha trovato prove convincenti di un legame tra l’esposizione al paracetamolo in gravidanza e la diagnosi di autismo o ADHD nei figli. Le autorità regolatorie europee, inoltre, confermano le raccomandazioni d’uso già in vigore.
Le dichiarazioni di Trump e la nuova revisione
Il tema è tornato di attualità dopo alcune dichiarazioni dell’ex presidente americano Donald Trump, che in un’intervista aveva ipotizzato un possibile collegamento tra l’assunzione di paracetamolo in gravidanza e l’aumento dei casi di autismo nei bambini.
Le sue affermazioni hanno rapidamente fatto il giro dei media, ma la comunità scientifica ha reagito smentendo con forza qualsiasi correlazione diretta: non esistono prove che supportino tali ipotesi.
Una revisione internazionale pubblicata sul British Medical Journal a novembre 2025 ha riesaminato la letteratura disponibile valutando con attenzione i fattori familiari e genetici che possono confondere i risultati (per esempio, studi con confronto tra fratelli). Il risultato: nessuna evidenza solida di aumento del rischio di autismo o ADHD nei bambini le cui madri hanno assunto paracetamolo in gravidanza. In passato alcune associazioni osservazionali potrebbero essere derivate proprio da fattori condivisi in famiglia e non dal farmaco.
E l’ADHD/iperattività?
Già in precedenza altre ricerche avevano presentato conclusioni variegate riguardo all‘uso del paracetamolo durante la gravidanza e il suo impatto su potenziali problemi di attenzione o comportamentali nei bambini.
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Gli studi più recenti però non confermano un legame causale tra uso in gravidanza e successiva diagnosi di ADHD/iperattività. Le differenze viste in alcune ricerche meno robuste si riducono o scompaiono quando si considerano confronti tra fratelli o si controllano meglio i fattori confondenti.
Principio di precauzione in gravidanza
Sebbene anche alle donne in gravidanza può capitare di dover usare analgesici per le patologie più svariate, tutte le ricerche su queste sostanze ci dicono che sarebbe meglio usare maggiore cautela con i farmaci, proprio perché gli effetti a lungo termine sono ancora da indagare approfonditamente.
Il principio di precauzione vale anche per alcuni alimenti, come le bevande dietetiche a base di aspartame: recentemente l’OMS ha iscritto questa classe di dolcificanti artificiali nel gruppo 2B, ovvero possibile cancerogeno.
Altre ricerche, seppure limitate per campione preso in esame, hanno messo in correlazione il consumo abituale di aspartame in gravidanza e disturbi dello spettro autistico del bambino: gli studiosi hanno evidenziato che, sebbene le osservazioni non stabiliscano una diretta relazione di causa ed effetto, contribuiscono al crescente insieme di studi che esplorano gli effetti potenzialmente dannosi per il feto legati all’ingestione di bevande dietetiche con aspartame e altri edulcoranti durante la gravidanza.
Perché resta importante gestire febbre e dolore in gravidanza
AIFA, alla luce delle valutazioni europee, non modifica le raccomandazioni: in gravidanza il paracetamolo può essere usato se necessario, alla dose efficace più bassa, per il tempo più breve possibile e con la minima frequenza compatibile con il controllo di febbre e dolore. Non emergono nuovi rischi tali da cambiarne il profilo di sicurezza.
Febbre alta e dolore non controllato possono avere conseguenze sulla mamma e, indirettamente, sulla gravidanza; per questo i medici considerano il paracetamolo l’analgesico/antipiretico di prima scelta in gravidanza, da usare in modo appropriato.




