Nati prematuri: la storia della piccola Lydia

Bimbi che hanno fretta di venire al mondo e sono pronti a lasciare la pancia della mamma con largo anticipo sui canonici nove mesi di gravidanza: le storie dei bambini nati prematuri sono storie di straordinaria dolcezza e di grande forza, la forza di una battaglia per la vita condotta fra incubatrici e previsioni non sempre rosee da parte dei medici.

Di questo tipo è la storia che di recente ha visto protagonista una giovane mamma inglese, Maxine Steward, che la mattina dello scorso 8 febbraio ha cominciato a sentire le prime contrazioni e tutti gli inconfondibili segnali che la sua piccola stava per nascere. Niente di straordinario, verrebbe da dire, se non fosse che la gravidanza di Maxine durava da appena 6 mesi, per la precisione da 24 settimane.

Alle volte, però, il miracolo della vita non può aspettare, così – trasportata di corsa al St Thomas Hospital di Londra – la donna ha dato alla luce la piccola – anzi, piccolissima – Lydia Hodgkinson.

Davanti a questo fagottino poco più grande di un bicchiere, i medici non erano certo ottimisti: troppo piccola, Lydia, per riuscire a sopravvivere più di qualche giorno. Per i genitori, quindi, la necessità di prendere in considerazione l’eventualità più terribile, quella che nessun genitore vorrebbe mai contemplare: perdere la propria piccola.

In barba alla scienza, però, la piccola Lydia continua a combattere la sua battaglia per la vita e con il passare dei giorni diventa sempre un po’ più forte. Le macchine la aiutano a respirare e nell’ambiente protetto dell’incubatrice e i suoi piccoli organi continuano a crescere. Oggi, a quasi due settimane dalla nascita, Lydia non è ancora fuori pericolo, ma ogni ora in più che passa è una piccola sfida vinta. E se continuerà a lottare così ancora per qualche settimana, anche per lei l’aspettativa di vita potrà essere quella di qualsiasi altro neonato sano.

 

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