22 ottobre 2025 –
Aveva solo 14 anni, e una diagnosi che — se affrontata tempestivamente — avrebbe potuto lasciargli una possibilità.
Francesco Gianello, di Costabissara (Vicenza), è morto nel 2024 a causa di un osteosarcoma. I suoi genitori, oggi imputati per omicidio con dolo eventuale, sono accusati di aver ritardato le cure mediche affidandosi a un medico seguace del cosiddetto “metodo Hamer”, una pratica pseudoscientifica priva di qualsiasi validità clinica.
Ma la loro testimonianza, oggi, è anche un grido di consapevolezza e pentimento: “Abbiamo imparato che bisogna fidarsi della medicina. Non fate come noi”.
Una diagnosi che poteva arrivare in tempo
Tutto inizia nel dicembre 2022, quando Francesco inizia ad accusare forti dolori a una gamba.
La risonanza magnetica effettuata all’Istituto Rizzoli di Bologna rivela un osteosarcoma, un tumore osseo che — con diagnosi precoce e terapie adeguate — può essere affrontato con buone probabilità di sopravvivenza.
Ma, di fronte alla paura e alla confusione, la famiglia decide di non procedere con gli accertamenti ospedalieri.
Un medico li convince che la biopsia sarebbe “pericolosa” e li indirizza verso terapie alternative a base di argilla e antinfiammatori, secondo le teorie del “metodo Hamer”.
Cos’è (davvero) il “metodo Hamer”
Ideato dall’ex medico tedesco Ryke Geerd Hamer, radiato e più volte condannato, questo metodo sostiene che le malattie — incluso il cancro — siano la conseguenza di conflitti emotivi e vadano “assecondate”, non curate.
Secondo questa pseudoscienza, la malattia non sarebbe un nemico, ma un processo naturale di guarigione.
Una visione priva di fondamento che ha portato, negli anni, alla morte di numerosi pazienti che hanno rifiutato le cure mediche tradizionali.
L’illusione della “guarigione naturale”
Convinti di seguire una via meno invasiva, i genitori di Francesco lo affidano a terapisti che propongono “percorsi di autoguarigione” tra sole, massaggi e diete depurative.
Ma le sue condizioni peggiorano rapidamente.
Solo quando il ragazzo non riesce più a camminare, la famiglia si rivolge a un ospedale, dove i medici confermano la gravità del quadro e iniziano radioterapia e cure palliative.
Troppo tardi. Francesco muore nell’ottobre 2024.
LEGGI ANCHE: Bambini terminali: “Voglio tornare a casa”
“La medicina non è un’opinione”
Oggi i genitori raccontano la loro storia non per giustificarsi, ma per avvertire altri genitori:
“All’inizio pensi che stai facendo il meglio per tuo figlio, ma quando capisci di aver seguito una strada sbagliata è troppo tardi. Non affidatevi a chi promette miracoli. La medicina è l’unica speranza reale.”
Il papà aggiunge: “Abbiamo incontrato persone pericolose. Se fosse stato chiaro prima, avremmo agito diversamente.”
Fidarsi della scienza per proteggere i nostri figli
Questa vicenda riapre un tema delicato: la vulnerabilità dei genitori di fronte alla malattia dei figli e il rischio di cadere nella trappola di teorie pseudoscientifiche che fanno leva sulla paura.
È comprensibile cercare alternative, ma è fondamentale ricordare che la medicina moderna si basa su prove, dati e risultati, non su promesse o convinzioni personali.
Dietro ogni terapia riconosciuta ci sono anni di ricerca, studi e vite salvate.
Per Francesco non c’è stato un lieto fine, ma le parole dei suoi genitori possono salvarne altri:
“Abbiamo imparato che bisogna fidarsi della medicina, degli ospedali. Non fate come noi. Non mettete la vita dei vostri figli nelle mani di chi promette miracoli.”