Scuola e Coronavirus: cosa succede se mio figlio ha la febbre? Il punto di vista dei pediatri

Il Simpef, sindacato dei medici pediatri, ha manifestato una profonda preoccupazione per il rientro a scuola appena avvenuto. Il segretario del sindacato, Rinaldo Missaglia, ha fatto presente che i pediatri lamentano l‘inadeguatezza delle norme relative alla gestione dei sintomi relativi all’influenza stagionale che arriverà subito dopo la riapertura dei vari istituti.

Norme non adeguate: è l’allarme dei pediatri

La preoccupazione maggiore dei pediatri consiste nella gestione da parte dei genitori e degli insegnanti appena cominceranno a manifestarsi i primi sintomi dell’influenza.

Non ci sarebbero infatti delle norme precise sul modo di gestire questi sintomi. A detta dei pediatri le famiglie si troveranno a perdere molte giornate lavorative a causa del rientro a scuola dei loro figli.

Già dai primi giorni di settembre sono aumentate le richieste pervenute ai medici per le visite. Il problema che sottolinea il Simpef consiste nella necessità di isolamento sia del bambino che di tutta la famiglia in caso di comparsa dei sintomi influenzali.

Molti genitori starebbero quindi opponendo molte resistenze. I pediatri avrebbero fatto appello all’assessore al Welfare per la Lombardia e al Ministero della Salute.

Il problema della certificazione

In questa lettera vengono espresse le perplessità e le difficoltà che i pediatri hanno nel rapportarsi con le famiglie. Naturalmente hanno fatto un chiaro riferimento alle resistenze espresse dalle famiglie e chiesto di essere maggiormente coinvolti nelle decisioni che li interessano da vicino.

I punti affrontati sono diversi, primo fra tutti la prassi in caso di sintomi dell’influenza stagionale.

La lettera inviata al Welfare per la Lombardia lamenta l’inapplicabilità della norma che riguarda le certificazioni di stato di salute, indispensabili per l’accesso e il rientro a scuola, e quella di rispetto delle procedure anti-Covid da parte delle famiglie che il pediatra deve rilasciare.

Il medico si troverebbe a dover fare una diagnosi telefonica di presunto Covid e mettere tutta la famiglia in quarantena che si ritroverebbe a non potersi recare nemmeno al lavoro.

Secondo il sindacato dei pediatri quindi si tratterebbe di una questione deontologica, dato che devono rilasciare un certificato senza aver realmente visitato il paziente, e pratica perché andrebbe a sconvolgere la gestione famigliare quotidiana di milioni di famiglie.

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