Lavorare in gravidanza? La scienza dice che fa bene

Ai tempi delle nonne, alle donne in gravidanza la saggezza popolare consigliava riposo assoluto e assenza di di movimento fisico che, oggi, suonano come consigli anacronistici per le future mamme del III millennio: come sappiamo, fare sport – in assenza di particolari controindicazioni mediche – è caldamente consigliato, così come evitare il riposo assoluto, se non specificamente indicato dal curante.

Fra le altre cose che fanno bene alla futura madre e al bambino ci sarebbe il lavoro: secondo una ricerca condotta dall’Università di Rotterdam, lavorare in gravidanza fino alla 36sima settimana di gestazione fa bene alla salute del bambino, a patto di rispettare alcune condizioni. In primo luogo non bisogna ovviamente svolgere lavori fisicamente faticosi (come il sollevare pesi o fare sforzi) o a contatto con sostanze tossiche; nemmeno stare in piedi tutto il giorno e lavorare per più di 40 ore alla settimana fa bene alla salute della futura mamma e del bimbo.

Anche se non si svolgono lavori fisicamente impegnativi, bisogna stare attente allo stress psicologico, che può a incidere negativamente sulla salute di bebè e di mamma: se la donna lavora troppo aumentano sensibilmente le possibilità che il bambino nasca sano, ma con un peso inferiore rispetto ai bimbi di madri che lavoravano meno di 40 ore.
Sempre a livello psicologico, stare a casa sin dalle prime settimane di gravidanza può essere dannoso: la donna tende a essere più ansiosa e stressata e, allo stesso tempo, abbastanza preoccupata su cosa l’aspetterà al momento del rientro in ufficio.

In definitiva, essere incinta non è certo una malattia e, con un pizzico di buon senso e di attenzione, si può benissimo continuare a lavorare in gravidanza: se non avete particolari complicanze nella gestazione, la ricerca conclude che la normale routine professionale abbia un impatto positivo sulla gestazione.

Siete d’accordo con i risultati della ricerca?

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