Vanity Fair, i bimbi siriani e la caduta di stile

Quale pensate sia la fotografia più giusta per accompagnarci nella settimana di Natale 2016? Ditecelo con un LIKE sull’immagine che preferite“. Tante sono le cose che verrebbero da dire alla brillante mente che ha partorito questo post pubblicato sulla pagina Facebook di Vanity Fair, ma di sicuro non un LIKE. “L’ideatore di questo post dovrebbe vergognarsi. Come altri hanno già scritto, il quesito è agghiacciante. Senza parole“.

I bimbi siriani in fuga e il contest di Natale di Vanity Fair

In questo commento si riassume lo sdegno della stragrande maggioranza dei lettori (o, più probabilmente, ex-lettori) di Vanity Fair, che non ha tollerato l’utilizzo a scopo pubblicitario della sofferenza della popolazione di Aleppo, una città distrutta dalla guerra dove continuano a morire tanti poveri innocenti. Un colpo basso che non è piaciuto a nessuno e che ha avuto come protagoniste le due immagini in questione.

Il sensazionalismo a discapito della tragedia che vivono quotidianamente i bambini siriani

Un sensazionalismo assurdo e cattivo, utilizzato per catturare l’attenzione della gente e che ha ricevuto solo tanta indignazione e, soprattutto, incredulità. Che senso ha paragonare due panorami tanto diversi, uno dei quali ritrae la tragedia in cui sono coinvolti soprattutto i bambini? Cos’è, un test psicologico per scoprire la quantità di sadismo presente in ognuno di noi? Non vogliamo credere che l’intelligenza e l’umanità delle persone possa davvero cadere tanto in basso. E per fortuna, i commenti ci danno ragione.

 

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