Svezzamento: mai dare troppo riso ai bambini

Con l’introduzione delle prime pappe, uno degli alimenti più utilizzati per lo svezzamento è il riso. Sia sotto forma di crema addensante con brodo e omogenizzati di carne e pesce, sia sotto forma solida di chicchi.

Svezzamento: troppo riso ai bambini può fare male

Attenzione però! Stando a un recente studio della statunitense Dartmouth College School of Medicine, il riso potrebbe essere potenzialmente pericoloso, perché contenente quantità elevate di arsenico assorbite dal terreno.

Il riso, infatti, più di altri cereali, è in grado di assorbire i pesticidi (tra cui l’arsenico) dal terreno di coltivazione. Uno specifico studio condotto da esperti americani su un campione di 759 bambini nati tra il 2011 e il 2014 ha dimostrato la presenza di tali sostanze nel loro organismo.

Riso durante lo svezzamento: cosa significa la ricerca per i bambini?

In primis, la presenza di tracce del cancerogeno arsenico inorganico (quello presente nei pesticidi e nei mangimi non naturali) evidenzia potenziali rischi di contrarre tumori della pelle, della vescica e del polmoni. Ed è proprio nei bambini che questo fenomeno è più critico, perché i piccoli fino a tre anni sono maggiormente esposti a questa sostanza e la assorbono più velocemente.

Come osservano gli esperti: “Il nostro studio dimostra che il consumo di riso aumenta l’esposizione dei neonati all’arsenico più di quanto raccomandato dall’Oms per questa fascia di popolazione”.

Inoltre, tra i vari tipi di riso, quello più a rischio è quello integrale perchè contiene l’80% in più di arsenico rispetto a quello bianco. Il riso basmati bianco di India, Pakistan e della California, invece, ne contiene di meno.

Linee guida per lo svezzamento dei bambini

Per arginare il più possibile questo problema, cerchiamo allora di diversificare la dieta ai nostri bambini, con altri tipi di creme prima (come quella di mais e tapioca) o di altri cereali poi. Proviamo l’orzo, il grano e l’avena che possono essere dati ai bambini dopo i sei mesi (se non si verifichino episodi di intolleranze riconducibili alla celiachia).

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