E poi finalmente Tu: “Benvenuto Picchio!”

È notte, ti sei addormentato mentre ti allattavo: così ti ho fatto rotolare lentamente sul mio braccio, in modo tale da riuscire a trovare una posizione più comoda per riposare un po’. Dopo qualche secondo ti sei riavvicinato al mio petto con gli occhi chiusi e hai proseguito così il tuo sonno, avendo sul volto un’espressione di tenera beatitudine. Malgrado l’immensa stanchezza, come spesso mi capita, sono rimasta lì a guardarti, incantata: sei un miracolo perfetto, profumato, sei la vittoria, la vita che prosegue, la testimonianza (l’unica credibile a mio avviso) che in qualche angolo del firmamento ci sia un Dio a vegliare su di noi.

Se prima di te l’amore era solo un concetto astratto, mio Picchio dolcissimo, col tuo arrivo questo sentimento si è fatto carne e sangue e ossa: ha i tuoi occhi color neonato, il tuo delizioso nasino all’insù e la bocca a forma di cuore.

Nascita: l’arrivo di Picchio

La tua pelle liscia e morbida e calda, i tuoi occhioni spalancati sul mondo, il tuo pianto di benvenuto alla vita: ecco cosa ho visto e sentito quando sei atterrato sulla mia pancia, quando il tuo universo ovattato e ristretto si è capovolto ed è diventato immenso, pieno di cose, di sguardi, di segni e di rumori.

Quando finalmente ci siamo incontrati e toccati ogni paura è svanita, abbiamo trovato l’uno nell’altra il senso del nostro viaggio: il dolore, le urla e la fatica si sono trasformate, per entrambi, in un ricordo confuso,  indistinto e lontano anni luce. Nel giro di pochi secondi l’unica cosa che contava davvero era “sentire quella tua fiducia totale che nessuno mi ha dato o mi ha mai chiesto…”. E sono certa che questi stessi sentimenti sono scoppiati anche nel cuore di tuo padre che, insieme a noi, ha vissuto attimo per attimo il tuo ingresso nel mondo. Mi sorreggeva la testa mentre nascevi e le sue parole e le sue mani mi hanno fatto sentire una donna fortunata e più forte.

Quando sei nato dalla mia stanza vedevo il mare

Mentre battevi ritmicamente la tua testolina sul mio petto in cerca di calore e nutrizione, come un picchio che tamburella il proprio becco sull’albero, spostando lo sguardo verso la finestra ho visto il mare. L’equazione era perfetta e ineccepibile: il mare sta all’infinito come Picchio sta al mio amore. Non sono mai stata così appagata e felice, credimi: finalmente ho tutto, finalmente ho te.

E per incanto sono evaporate tutte le paranoie inutili, le elucubrazioni mentali sul come sarà e sul come farò: tu mi hai presa per mano e mi hai insegnato ad amarti e a prendermi cura di te, come se fossimo nati nel medesimo giorno, nella  stessa stanza, urlando all’unisono un canto di gioia e di liberazione.

Ci giriamo ancora una volta, tu per sbaglio e io volontariamente verso la finestra: ecco il mare, calmo e accogliente come una casa liquida dove presto ci tufferemo per celebrare il nostro amore infinito.

1 Agosto 2016: “Tu che sei nato dove c’è sempre il sole, sopra uno scoglio che ci si può tuffare…”

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