Il diritto di partorire senza riconoscere il figlio

In Italia è data per assodata la possibilità di partorire in ospedale rimanendo anonime e di non riconoscere il figlio nato. Non in tutte le nazioni del mondo questo diritto viene però riconosciuto e purtroppo, quando alle mamme viene negata questa possibilità, si innalza il rischio di abbandono di neonati.

Il diritto di partorire nell’anonimato

Nel nostro Paese è possibile portare avanti una gravidanza non desiderata e partorire in ospedale senza poi riconoscere il bambino. Rinunciare a crescere il figlio portato nel grembo per nove mesi non è certo una scelta superficiale e qualsiasi siano le motivazioni che spingono a optare per questa via, sia la donna che il bambino hanno il diritto di ricevere la necessaria assistenza che consente di tutelare la salute di entrambi. Purtroppo non in tutti i paesi del mondo viene riconosciuto questo diritto civile come ad esempio in Australia.

È proprio in questa nazione che da tempo si sta discutendo su questa possibilità negata e sull’opportunità o meno di posizionare in punti strategici delle culle salvavita dove i neonati non riconosciuti possono ricevere le giuste cure per la loro sopravvivenza. Nel 2014, in Australia, due neonati morirono dopo l’abbandono e un altro venne salvato nonostante la mamma avesse tentato di occultare il suo corpo in un canale di irrigazione. Dopo il verificarsi di questi casi a dir poco drammatici, l’Australia ha avuto inizio una campagna contro l’abbandono dei neonati portata avanti dall’associazione Operation Safe Haven, capitanata dalla nonna e ostetrica Catherine Lucre. L’associazione si sta battendo affinché alle donne venga riconosciuto il diritto di partorire in ospedale rimanendo anonime.

Il lavoro di Operation Safe Heaven in Australia

Catherine, la presidente di Operation Safe Heaven, tutte le sere sistema davanti casa sua una culla per dare alle mamme che non vogliono riconoscere i figli una buona alternativa al loro abbandono in strada o chissà dove. Molte altre persone hanno seguito l’esempio di Catherine con lo scopo di fornire alle madri un valido supporto e di poter lasciare i loro bambini in mani sicure. Operation Safe Heaven offre dunque ai neonati un luogo sicuro, caldo e accogliente dove poter stare fino all’arrivo del personale sanitario che si prenderà poi cura di loro. Nessun dato relativo alla mamma viene rivelato alle autorità per garantirne a pieno l’anonimato. Catherine ha ideato questo sistema per proteggere i più piccoli e per mettere al centro dell’attenzione politica un problema reale che ha delle conseguenze disastrose. Lei ben conosce l’importanza del diritto di partorire in modo anonimo già che per anni ha lavorato come ostetrica preso le strutture sanitarie australiane.

25 commenti

Rispondi a Valentina InvernizziCancella risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  1. Scegliere di partorire in ospedale senza riconoscere il proprio figlio è una scelta…..merita considerazione il fatto che nonostante i motivi che possono spingere una donna a tale gesto comunque viene messa al primo posto la vita della creatura !