Cosa odio delle gestanti e delle neoamme

Inaugurando una nuova rubrica riguardo la mia prima gestazione, colgo l’occasione per presentarmi: chi sono, come mi sento in questo delicato momento che attraverso, come molte di voi, per la prima volta nella mia vita.

Amo i tacchi 12, i cocktail e il mio compagno. Non mi piace circondarmi di persone che non siano state rigidamente selezionate: sono iper-critica, esigente e terribilmente umorale.

Vorrei che mio figlio (da 4 mesi nel mio ventre) compia in un baleno 18 anni, perché muoio dalla voglia di incontrarlo, di parlare con lui, di godere della sua compagnia adulta.

Detesto le ostentazioni, i fronzoli e gli ornamenti in qualsiasi campo della vita, mi piace andare dritta al sodo e, anche se parlo poco, non ho peli sulla lingua.

Malgrado abbia 36 anni, mi sento ancora molto figlia, molto “ragazza”, molto concentrata su me stessa e, proprio per questo motivo, faccio fatica a immaginarmi come madre. Eppure questa notizia, dolce e destabilizzante allo stesso tempo, è stata come un’esplosione sorda nel mio cuore che ancora oggi mi fa galleggiare in un mare segreto di rose e sacri di birmania

Partiamo da un presupposto: non è possibile fare di tutta un’erba un fascio, ma almeno un fascetto spero che mi sia consentito.

Le riflessioni che seguono, pertanto, sono frutto di una considerazione complessiva sulle categorie “gestanti” e “neomamme”, nata dalla mia personale esperienza di vita.

Già immagino che i nasi di molte lettrici comincino a storcersi e che istintivamente una buona fetta di loro sia pronta a digitare un commento al vetriolo, imprecando contro Zuckeberg che ha solo promesso, ma non ha ancora inserito sul Faccia-libro, il temutissimo tasto “Non mi piace”.

Proprio per questo motivo vi faccio una preghiera: non siate cattive e non tacciatemi di manie di grandezza e/o di superiorità prima di leggere per intero il post in cui elenco tutti i buoni motivi per cui “odio” una certa tipologia di gestanti e di neomamme. Vedrete che qualcuna di voi mi darà persino ragione!

Quando le sento parlare o quando leggo ciò che scrivono sui social rabbrividisco: le trovo stucchevoli, noiose come una lezione di domotica dopo il pranzo di Natale e nella maggior parte dei casi completamente prive del senso del ridicolo.

Quando ad esempio sulla rete nei vari gruppi facebook o sui forum tematici si chiamano tra di loro “pancine”, “trippine” o “cicognine”, un inevitabile conato di vomito mi sale su su per la gola.

Vorrei ricordare a queste donne che hanno più o meno un’età compresa tra i 25 e i 40 anni e che, dunque, il cestino dell’asilo l’hanno riposto già da un po’, che la mancanza di dignità e decoro non è il pegno da pagare perché si è incinte e che, infine, un linguaggio sobrio e opportuno può anche essere indice di maggiore credibilità.

Rilevo con disappunto, inoltre, che malgrado i nomignoli stile libro cuore che si affibbiano, quando sono in branco (mi riferisco perlopiù al contesto virtuale) risultano essere più spietate e violente di un gruppo di bulletti di periferia.

Se provi, ad esempio, a dire loro che secondo te l’allattamento è un gesto privato e che quando nascerà il tuo piccolo eviterai accuratamente di farlo davanti a terzi, ti azzannano come un lupo famelico con una gazzella.

La più comprensiva ti dirà: “Ne riparliamo quando nasce e non avrai neanche più il tempo di farti un bidet”, mentre la leader carismatica del gruppo (la cicognina capo per intenderci), atteggiandosi a tribunale dell’inquisizione ti condannerà a bruciare sul rogo come una strega eretica, perché “non sei mamma se non “esci” la tetta all’Ikea e allatti mentre paghi alla cassa il deumidificatore che elimina la muffa; allattare è il gesto più naturale della terra e se il tuo senso del pudore ti impedisce di farlo in pubblico significa che sei l’alter-ego di mamma Franzoni”.

Insomma o sei come lo stereotipo di “mammina” che si sono costruite o sei una degenere che non avrebbe meritato di riprodursi.

Per non parlare poi di quell’auto-celebrazione esasperante e fuori luogo (solo se sei mamma capisci certe cose, solo la maternità ti rende davvero donna, davvero bella, ecc.) che mi dà ai nervi quanto il genio che ha avuto l’idea di mettere le mutande di plastica e di cartone alle statue esposte presso i Musei Capitolini in occasione della visita di  Rohani in Italia.

Vorrei semplicemente ricordare a queste detestabili e vanesie signore che la gravidanza non è l’evento della vita, ma un evento tra i tanti.

La maternità non è la prova inconfutabile della femminilità di una donna, ma è una scelta (talora egoistica), una semplice scelta.

Per cui abbiano la bontà di rispettare la diversità di pensiero e soprattutto la smettano di ostentare una presunta superiorità pensando che il successo riproduttivo sia un merito personale e non un dono di madre natura.

16 commenti

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  1. Spero però che tu sia felice, perché l’ironia è sacrosanta e ti aiuterà sempre, credimi, però sarebbe un peccato avere solo quella: forse quelle che si chiamano ‘cicognine’ sembrano sdolcinate (concordo). Tuttavia, la gravidanza ha una poesia e una sacralità che, scusami, ma NON mi permettono di considerarla un evento ‘tra i tanti’. Dov’è la dolcezza nelle tue parole? Forse sei un po’ spaventata(infatti pensi già al tuo bimbo come un adulto di 18 anni, della serie… scavalco tutto). La paura c’è sempre, ma vivi anche l’incanto (pure col tacco 12, se vuoi, che si può fare!)

    • Grazie Ilaria, non offendi né me né il mio futuro figlio con le tue parole. Non fai altro che confermare tutti i terribili stereotipi descritti nel testo e la mia tesi sulla presunta superiorità di tante gestanti, neomamme e mamme.

    • Io dico solo di aspettare… Perché quando partorirai, capirai tante cose! Te lo dico perché è vero che la maternità cambia la visione della vita, e se non lo capisci, forse non sei pronta.

    • Più che pronta cara Ilaria a diventare una madre, ma non a trasformarmi in una “cicognina” che allatta all’Ikea, con tutto il rispetto per chi lo fa. Come dice sempre il mio compagno, che è molto più saggio di me: “Il mondo è bello perché è vario, lasciamo a ciascuno la propria spontaneità”

  2. Sono d`accordo con lei su tante cose, però è anche un pò troppo cattiva nei confronti di chi invece pensa alla maternità e il diventare madri come l`evento più bello della vita. Insomma ognuno vive la maternità a modo suo, almeno questo non critichiamolo o per lo meno rispettiamo il voler vivere questo evento come meglio si crede: essendo unico, stupendo e speciale.

    • Ma la gravidanza NON è il periodo migliore della vita di una donna. È un evento importante ma non è L’EVENTO. Tutti gli esseri viventi si riproducono ma solo l’essere umano è così drammatico nel farlo. Noia allo stato puro!