Se il bimbo piange, il cervello dei genitori…

Il pianto dei bambini manda in tilt il cervello dei genitori

Pianti di giorno, pianti di notte, strilla incessanti a cui non sappiamo come dare pace… alzi la mano chi, tra mamme e papà, non è mai andato in tilt a sentire i lunghi pianti dei propri bambini!

Complice l’impossibilità per i neonati di esprimersi con le parole, sta di fatto che per i genitori non essere in grado di capire il motivo di tanta disperazione è spesso causa di stress e agitazione.

Non solo, stando ad un recente studio dell’Università di Toronto, pare che il cervello di mamma e papà vada letteralmente in tilt di fronte al pianto prolungato del proprio bambino. E non è un modo di dire! Il cervello dei genitori, disorientati nella situazione ingestibile del pianto, inizia a funzionare diversamente dal normale, tanto da alterare il modo di pensare ed agire. In pratica, con occhi sgranati, mamma e papà sembrano dire: “E ora che faccio?”

Il test sui genitori: conflitti cognitivi a livello cerebrale

Il test è stato svolto su un campione ristretto di genitori a cui sono stati fatti ascoltare bambini che piangevano e che ridevano. Al momento di rispondere a piccole semplici domande intuitive, coloro che avevano ascoltato il pianto agivano più lentamente rispetto a coloro che avevano ascoltato le risate. Attraverso un encefalogramma, infatti, sono emersi conflitti cognitivi a livello cerebrale derivati dall’aver ascoltato il pianto dei bambini, che impedivano il normale svolgimento di semplici compiti e attività.

Con la “pratica”, però, abituarsi a sentire il pianto dei bambini, permette nel cervello dei genitori di assuefarsi, tanto da riuscire a crearsi una sorta di “anticorpi”, che permettono di gestire le situazioni difficili.

Come i genitori possono concentrare meglio l’attenzione

Come sottolinea David Haley, uno degli autori della ricerca: “Il pianto del bimbo può insegnare ai genitori come concentrare l’attenzione in modo più selettivo. È questa flessibilità cognitiva che permette di passare rapidamente dal rispondere alle difficoltà del bambino ad altre richieste, che, paradossalmente, possono significare ignorarlo momentaneamente”.

E allora, cari genitori, se inizialmente si va in tilt sentendo il proprio bimbo piangere, piano piano, si diventa capaci di gestire le situazioni difficili con sicurezza e determinazione.

3 commenti

Rispondi a Ina SasukoCancella risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  1. Io se piango vado subito a vedere che ha…..il mio compagno dopo un po’…..Io lo prendo provo a tranquillizzarlo e a capire che ha…..il mio compagno lo lascia nella culla e dopo un po’ che piange in caso o lo prende o chiede a me che può avere