Tricotillomania: perché i bambini si tirano i capelli?

Si chiama tricotillomania ed è un disturbo da non sottovalutare perché una sua manifestazione potrebbe essere il campanello d’allarme di un vero e proprio sintomo ossessivo – compulsivo. Questo problema si caratterizza dall’impulso di tirarsi e, talvolta, persino strapparsi i capelli dal cuoio capelluto.

I bambini si tirano i capelli: quali sono le cause di questo disturbo?

Come spiega la dottoressa Giovanna Busto, psicologa e psicoterapeuta analista transazionale, l’abitudine di tirarsi i capelli e dovuto a una tensione emotiva avvertita dal bambino che, non sapendo come gestirla, la canalizza in queste azioni che per lui sono in un certo senso liberatorie, poiché avverte una mancanza di conforto e sostegno da parte degli adulti, soprattutto, di mamma e papà. Il disturbo comincia a manifestarsi lentamente, prima arrotolando o lisciando semplicemente i capelli e poi arrivando a tirarseli nei momenti di maggiore tensione psicologica. 

Disturbi compulsivi: alla base il rapporto genitori – figli

E’ proprio il rapporto tra genitore e bambino la causa più frequente del disturbo. Infatti, alla base del bisogno ossessivo – compulsivo di strapparsi i capelli ci si trova quasi sempre di fronte a madri e padri poco empatici o incapaci di accettare e codificare le emozioni del piccolo, arrivando così a reprimerlo. La tricotillomania si può manifestare dai 10-24 mesi di vita, ovvero il periodo in cui s’inizia ad avere una consapevolezza di sé e dell’ambiente circostante, fino ai 6 anni. Per molti bambini, tuttavia, si tratta solo di episodi sporadici che non sempre conducono alla tricotillomania e si affievoliscono fino a scomparire del tutto con la crescita.

In altri casi, invece, il problema si ripete nel tempo accentuandosi tra i 10 e i 12 anni, in corrispondenza della pubertà. Il modo migliore d’intervenire in tali circostanze è quello di parlare con il bambino, mostrargli comprensione e permettergli di esprimere le sue emozioni, senza condannarlo o rimproverarlo. Nel caso in cui il disturbo non dovesse risolversi, bisognerà valutare il supporto di uno psicologo che coinvolga tutta la famiglia e la aiuti a costruire gradualmente un rapporto equilibrato e sereno.

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