TAR del Lazio: niente obiezione di coscienza nei consultori

Era il lontano 1978 e in Italia veniva approvata una legge destinata a cambiare la storia delle donne e della società in generale: la legge 194 introduceva il diritto di aborto volontario per tutte le donne, abrogando i reati collegati.

Diritto di aborto volontario: parla il TAR del Lazio

Sono passati quasi 40 anni eppure esercitare questo diritto rimane molto difficile: spesso, le donne che vogliono abortire devono recarsi anche fuori dalla loro Regione di appartenenza per praticare l’interruzione o, se non hanno mezzi per una trasferta, sono costrette a rivolgersi ai circuiti clandestini; il motivo principale è che molti, troppi medici si dichiarano obiettori di coscienza.

A tal proposito, nel 2014 il presidente del Lazio Nicola Zingaretti aveva avviato un processo di rinnovo della sanità regionale, prevedendo anche che nei consultori pubblici i medici non potessero praticare l’obiezione di coscienza.
Diverse organizzazioni antiabortiste, fra cui il Movimento per la Vita, avevano promosso ricorso al Tar contro il decreto nella misura in cui limitava il diritto fondamentale di ogni medico all’esercizio dell’obiezione di coscienza e nella misura in cui stravolgeva il ruolo dei consultori, strutture che dovevano evitare l’aborto e non favorirlo.

Consultori pubblici: inammissibile l’obiezione di coscienza

Nei giorni scorsi, il Tar del Lazio ha depositato una sentenza, la numero 8990 del 2016, in cui ha sostanzialmente respinto le richieste dei movimenti anti abortisti: i medici che lavorano nei consultori sono tenuti a rilasciare i certificati relativi allo stato di gravidanza della donna e alla volontà della stessa di interrompere la gestazione. Si tratta di attività che, a prescindere dalle posizioni morali, tutti i medici devono svolgere in quanto non comportano una presa di posizione sull’aborto.

Sono, inoltre, autorizzati alla prescrizione di farmaci come la pillola del giorno dopo che, sia per l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) che per l’EMA (European Medicines Agency) non rientrano nella categoria dei farmaci abortivi, ma vengono classificati come anticoncezionali.

 

5 commenti

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  1. L’aborto nn deve essere una sorta di “pillola del giorno dopo” nonostante io sia contro nn mi sento di giudicare o puntare il dito contro chi prende questa scelta …nn si può sapere cosa c’è dietro ad una scelta del genere..certo nn accetto un interrompo xche nn ne ho voglia o nn voglio ingrassare…Xo ci sn milioni di motivazioni