Stati di veglia del neonato: come interpretarli?

Interpretare il comportamento di un neonato, le sue comunicazioni per molti aspetti ancora legate all’istinto, ad un linguaggio basilare, ma diretto nel richiamare attenzione nei confronti delle esigenze peculiari nei primi stadi di vita, soprattutto durante le fasi di veglia, è fondamentale per una neo-mamma al fine di entrare in empatia con il proprio bimbo.

Il neonato comunica sin dalla nascita

Le piccole attenzioni di una mamma, soprattutto in presenza del primo figlio, all’inzio di un rapporto iniziato già durante lo sviluppo placentare, sono fondamentali per rispondere con tempestività, in particolar modo nei periodi di veglia, a quei pianti improvvisi spesso non capiti.

Negli stati di veglia il neonato può piangere senza apparente motivo, a volte per la fame, altre per il senso di sporcizia o di umidità nel pannolino, altre per piccoli dolorini gastro-intestinali, altre volte perché, bisogna ammetterlo, inizia a ricercare l’attenzione della mamma chiedendole, attraverso il suo linguaggio, coccole e attenzioni.

In passato si pensava che durante i primi stadi di vita il neonato non avesse una forma di comunicazione, per quanto primitiva e basilare, ma ricerche specifiche in ambito psico-pediatrico, hanno invece evidenziato quanto sia complesso il linguaggio neonatale. Il bambino sin dalla nascita cerca l’interazione con la mamma e in questa ricerca spesso si instaura un rapporto profondo.

Irrazionalmente il neonato prova una sorta di paura di esistere e la mamma dovrà quindi consolarlo donandogli la fiducia e la sicurezza di esistere, essere amato, ascoltato, capito.

Stati di veglia: quando le interazioni divengono consolidamento

In neonatologia si incontrano diversi stadi di veglia, e il più attivo è il momento definito di veglia tranquilla.
Infatti, proprio in quei momenti in cui il neonato non dorme, non riceve la poppata o le abluzioni igieniche, il bambino ricerca invece la comunicazione e l’interazione innanzitutto con la sua mamma, per poi successivamente, ricercare quella con il papà o gli altri membri della famiglia, come nonni, fratelli e sorelle.
In poche parole, il neonato prova l’esperienza di esistere attraverso la conferma amorevole di chi interagisce con lui quotidianamente, ascoltando le voci (quella della mamma la conosce bene fin dal pancione!), oppure seguendo con gli occhi i movimenti di oggetti che fanno parte del suo mondo quotidiano.

La veglia agitata: come interpretare le piccole ansie del bebè

Piangendo o succhiandosi il pollice alla ricerca di sicurezza auto-indotta, durante le fasi di veglia agitata il neonato rafforza la sua personalità anche trasmettendo le sue ansie istintive ai genitori. In queste situazioni sia le neo-mamme che i neo-papà dovranno essere non solo presenti ma anche pronti ad interpretare le ansie del neonato infondendogli, attraverso momenti di intensa dolcezza e rassicurazione, la sicurezza, in un processo che scorre attraverso piccole conquiste quotidiane supportate dal conforto parentale.

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