Sifilide, malato un neonato su 5000

Colpiti maggiormente i piccoli del Centro-Nord: a rivelarlo un’indagine nazionale, coordinata dall’Ospedale bolognese di Sant’Orsola Malpighi. La sifilide, se non riconosciuta in tempo, può arrecare deformazioni e ritardo nello sviluppo cognitivo, ma per neutralizzarla basta solo un antibiotico.

Sifilide: colpito un neonato ogni 5000

Nel nostro Paese, un neonato su 5.000 nasce con il batterio Treponema pallidum (responsabile della sifilide), ma non sempre si riesce a individuare con prontezza la malattia. Ciò avviene nonostante che la sifilide neonatale sia una patologia prevenibile e assolutamente curabile mediante una banalissima terapia antibiotica. Come riferisce la dottoressa Elisabetta Tridapalli, neonatologa della Usl di Bologna e tra gli autori dello studio, è dall’inizio degli anni 2000 che si è evidenziata una crescita del fenomeno tra la popolazione dei neonati, di pari passo con l’aumento osservato negli adulti. Stando ai dati emersi dallo studio, inoltre, si è evidenziato come il fenomeno sia maggiormente presente nelle regioni del Centro-Nord, e soprattutto in quelle aree urbane ad alta densità come Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Lazio.

Neonati con la sifilide: i risultati dello studio

Dai dati ottenuti dall’indagine nazionale, si legge che i bimbi malati sono per lo più nati da giovani ragazze immigrate (provenienti soprattutto dall’Est europeo), ma non mancano le italiane. Il problema più grave, tuttavia, è la mancanza d’informazione tra le donne in gravidanza: la causa principale della sifilide neonatale. Eppure, in caso di positività al test (consigliato in Italia dal 1998), il trattamento antibiotico messo in atto anche fino a un mese dal parto riesce a prevenire la trasmissione della patologia al bambino. 

Sifilide e neonati: i rischi della mancata diagnosi

I pericoli cui si va incontro a causa della mancata diagnosi sono molto gravi (aborti tardivi, nascite premature, alta mortalità neonatale, ritardo mentale, etc.). Le conseguenze, inoltre, possono evidenziarsi anche col tempo perché i sintomi della malattia non sempre si verificano subito e basterebbe solo una conoscenza più approfondita del problema per evitare danni al nascituro.

2 commenti

Rispondi a Tiziana PalermoCancella risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *