Permessi per allattamento a rischio: come funziona?

Così come nei casi di gravidanze a rischio, esistono dei diritti specifici per tutte le mamme che si trovino nella situazione di allattamento a rischio. La relativa misura è entrata in vigore dal 2001, ma non tutte le donne ne sono a conoscenza, anche tra coloro che hanno già partorito.

Vediamo quindi di fare chiarezza, spiegare quali lavori presuppongono l’allattamento a rischio e come fare domanda di permesso per allattamento a rischio.

Lavori collegati all’allattamento a rischio

Ma quali sono i lavori che possono creare dei problemi alle mamme che allattano, richiedendo necessariamente un allontanamento dall’attività lavorativa?

Si tratta essenzialmente di tutte quelle attività che, per il tipo di mansione o per l’ambiente in cui si svolgono, non sono idonee a donne che allattano.

Ad esempio, casi di allattamento a rischio si hanno per coloro che vengono a contatto con agenti fisici oppure con agenti biologici. Nel primo caso si parla di tutti quei lavori che prevedono ad esempio un alto livello di vibrazioni o radiazioni; nel secondo caso si parla di lavori come quelli nei reparti ospedalieri di malattie infettive.

Ancora, l’allattamento a rischio può essere collegato a lavori a contatto con agenti chimici, quali ad esempio il parrucchiere, che utilizza prodotti per capelli o solventi tossici. Anche gli agenti di rischio in generale possono prevedere un periodo di assenza dal lavoro per chi allatta, come ad esempio nel caso di attività che prevedano posture prolungate o sforzi fisici di grande entità o anche dei turni di notte.

Come effettuare la domanda per l’allattamento a rischio

La domanda per poter usufruire del permesso retribuito in caso di assenza da lavoro per allattamento a rischio riguarda dunque molteplici campi, che vanno dal settore ospedaliero, a quello industriale, a quello della ristorazione e dell’estetica e così via. Ogni caso deve essere valutato singolarmente ed i riscontri devono essere obiettivi per poter formulare una richiesta corretta.

Una volta accettata la domanda, la mamma potrà dedicarsi all’allattamento al seno del piccolo senza rischi né pensieri. Il tutto anche grazie al riconoscimento di questo diritto, che riguarda un tipo di astensione obbligatoria e che pertanto garantisce alla lavoratrice il pagamento del 100% della retribuzione, che sarà anticipato dal datore di lavoro e dunque rimborsato dall’INPS.

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