Licenziare in maternità: intervengono i sindacati

Licenziare in maternità: intervengono i sindacati

Sembra strano che accadano ancora queste cose in un paese come l’Italia eppure, Eleonora Marchese, è stata licenziata durante il periodo di maternità obbligatoria. Venerdì scorso è stato promosso un presidio sostenuto da differenti categorie sindacali dinnanzi alla sede principale della Ucic, l’azienda di vernici che avrebbe messo a casa la donna. Assieme al presidio era stato promosso lo sciopero generale dei lavoratori presso l’azienda. Eleonora Marchese è stata infatti licenziata a giugno, quando da poco aveva iniziato i suo periodo di maternità.

Licenziare in maternità: quando l’azienda trova una scusa

La Marchese lavorava nell’azienda da oltre dieci anno come impiegata amministrativa e nel 2015 ha iniziato la sua gravidanza. Non avendo problemi di salute è rimasta al lavoro fino all’ottavo mese di gestazione e ha dato alla luce il suo bambino in aprile. Un mese dopo ha ricevuto una lettera di richiamo da parte dell’azienda perché durante l’orario di lavoro aveva inviato una mail di lavoro al compagno. La signora è andata a chiedere delucidazioni presso i dirigenti dell’azienda ma non ha ricevuto risposte chiare. Fatto sta che solo una settimana dopo è stata licenziata per aver leso il rapporto di fiducia con l’azienda. Attualmente la oramai ex dipendente e l’azienda di vernici stanno affrontando la questione per vie legali.

Licenziamento in maternità: sindacati intervengono per cause infondate

Secondo Stefano Calella della Cisl di Alessandria le motivazioni dell’azienda che hanno portato al licenziamento sono del tutto infondate. Le normative attualmente in vigore contemplano il licenziamento di una lavoratrice in maternità solo per tre ragioni: la gusta causa ovvero per motivazioni molto gravi quali il furto oppure se l’azienda cessa la sua attività o se la lavoratrice ha un contratto non indeterminato in scadenza.

Il fatto è di una gravità inaudita e dovrà essere fatta chiarezza. Negli ultimi venti anni, le riforme attuate a livello nazionale hanno di fatto ridotto sensibilmente i diritti di tutti i lavoratori e in particolar modo quello delle donne che diventano o che vorrebbero diventare madri.

16 commenti

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  1. A me stresaavano per darmi le dimissioni entro 1 anno del bambino perché non mi volevano più.
    Ho fatto tutto, anche una malattia in più , passando l’anno ,sono ritornata al lavoro , chiedendo anche un colloquio con la mia representante di sindacato.
    Alla fine , mi faccio i giorni di ferie , e loro si ocupano di tutto per liceziarmi da poter prendere la naspi.
    9 anni da loro , il mio 1 lavoro in Italia , con il 1 bimbo ero già al lavoro quando lui aveva 5 giorni.
    Ogni uno vuole fare la sua

  2. I sindacati dovrebbero tutelare???
    Lo stato dovrebbe tutelare, cosa che purtroppo non accade, i sindacati sono dei supporti. Che spesso non arrivano a tutelare in pieno. Quello che succede ogni giorno, come a questa ragazza, è vergognoso.
    Stato inutile

    • Capiamo che la rabbia possa in qualche modo portare a reazioni di getto, perché ciò che succede, e gli escamotage che usano certe aziende, sono davvero vergognosi. Ma noi non abbiamo detto che i sindacati “dovrebbero tutelare” la maternità: vogliamo invece far prendere coraggio alle mamme dicendo, “come i sindacati possono intervenire”, quando ormai il peggio si è verificato 🙂