Le prime parole, un passo importante della crescita

Le prime parole dei bambini rappresentano una tappa importante per lo sviluppo del linguaggio, oltre a essere, naturalmente, una grande emozione per i genitori che le ascoltano.

Vediamo insieme quando si cominciano a dire le prime parole e come è possibile stimolare il piccolo a sperimentare nuovi suoni.

Prime parole o lallazione?

Spesso i genitori confondono la lallazione (denominata anche “babbling”) con le prime parole. La lallazione, in realtà, rappresenta la fase pre-linguistica del neonato ed è caratterizzata da versi, suoni e vocalizzi. Intorno ai sei mesi il piccolo inizia a pronunciare le prime sillabe e a ripeterle in serie: “ma-ma”, “la-la”, “pa-pa”. Proprio per questo motivo i genitori avranno la sensazione che il bambino stia cominciando a parlare.

A che età, invece, dicono le prime parole i bambini? Lo sviluppo del linguaggio vero e proprio comincia a verificarsi tra i 13 e i 18 mesi.

Quali sono, invece, le prime parole di un bambino? Solitamente i bambini iniziano a pronunciare qualche parola legata al proprio mondo e ai propri bisogni; capita spesso, infatti, che le prime paroline siano: mamma, acqua, pappa e papà.

Come stimolare le prime parole

A partire dall’anno di vita le abilità comunicative del bambino iniziano a perfezionarsi velocemente: passano, infatti, dalla produzione di suoni disarticolati alla acquisizione di competenze linguistiche vere e proprie. Per stimolarlo e aiutarlo in questa delicata fase è possibile seguire questi consigli.

  1. Parlare sempre al piccolo, utilizzando frasi corte, chiare e precise. Anche l’abitudine di leggere qualcosa al bambino, sin dai suoi primi giorni di vita, è importante per favorire col tempo l’acquisizione delle parole.
  2. Avvalersi del supporto del linguaggio non verbale: accompagnare le frasi con espressioni del volto e gesti, aiuta a far comprendere al piccolo il significato di ciò che si sta dicendo.
  3. Evitare di “storpiare” le parole, ovvero non adeguarsi al linguaggio bambinesco. Si rischia, infatti, che il bambino acquisisca le parole così come sono state modificate dal genitore.
  4. Utilizzare con i bambini più piccoli le parole onomatopeiche (i fonosimboli), le quali riproducono il suono della cosa a cui si riferiscono (cin cin, bla bla, smack, cai cai, ecc.). Questi termini, infatti, saranno memorizzati con maggiore facilità dal bebè.
  5. Nominare tutti gli oggetti della vita quotidiana, ogni volta che il bambino li usa o vi poggia lo sguardo: l’acqua, il biscotto, la pesca, la palla, ecc. Naturalmente sarà necessario scandire con accuratezza ogni parola e ripeterla più volte, affinché possa essere ricordata e associata a un determinato oggetto.
  6. Non suggerire al bambino la parola che sta tentando di ricordare. Deve essere lui a sforzarsi di richiamarla alla mente. È anche opportuno evitare di esaudire la sua richiesta prima che abbia finito di pronunciare il nome dell’oggetto cui si sta riferendo.
  7. Incoraggiare il bambino con entusiasmo a parlare, facendogli un applauso e dicendogli “bravo” quando dice una nuova parolina.
  8. Non correggere il bambino con tono autoritario o con l’intento di mortificarlo; introdurre piuttosto la parola che ha pronunciato in maniera errata con disinvoltura nel discorso.

Le app per stimolare le prime parole

Sono state sviluppate delle apposite applicazioni per smartphone e table al fine di favorire l’apprendimento delle parole da parte dei bambini. Grazie a esse i piccoli utenti potranno imparare i suoni delle lettere e poi correlarle a parole specifiche. Una volta memorizzati i suoni e man mano che la sua abilità linguistica aumenta, apprenderà in che modo le lettere vanno utilizzate per formare le parole.

App prime parole disponibile per Ipad

Cosa fare se vostro figlio tarda a parlare

Non ci stancheremo mai di dirlo: ogni bambino ha i propri tempi e le proprie inclinazioni. Un ritardo nel pronunciare le prime paroline, dunque, non deve far pensare immediatamente a un deficit del bambino. Spesso il ritardo può anche essere dovuto alla pigrizia o alla mancanza di stimoli adeguati

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