Febbre durante il travaglio: un’incognita da non sottovalutare

Il travaglio è un momento fisicamente e psicologicamente delicato per la mamma in procinto di partorire e anche per il neonato, soprattutto nel caso ci siano delle problematiche come la febbre intrapartum. Questa condizione non va assolutamente sottovalutata perché sembrerebbe incidere fortemente sulla mortalità infantile, per questa ragione in diverse parti del mondo equipe specializzate hanno iniziato a studiare questo problema.

Tra il 1995 e il 1997 un team del New Jersey prese in esame più di 11 milioni di parti negli Stati Uniti analizzando la temperatura corporea di ogni madre. Dai dati è emersa una considerevole incidenza della febbre intrapartum sulla mortalità del neonato, sia se nato alla prima o ad una successiva gestazione, sia se nato a termine o prematuro. Recentemente, nel 2017, anche uno studio dell’Università di Tel Aviv su 309 madri del Rabin Medical Center ha dimostrato una correlazione tra complicazioni e febbre durante il travaglio. Ciò che è emerso rivela come le infezioni vaginali possano risultare potenzialmente pericolose per la vita dei neonati e, successivamente, anche per quella delle mamme.

Quando si può parlare di febbre intrapartum

Per febbre intrapartum al momento del travaglio si intende una manifestazione clinica di infezione alla placenta. Viene comunemente ritenuta pericolosa perché costituisce un vero fattore rischioso di setticemia neonatale che può potenzialmente portare alla morte del neonato, sia prematuro che non. Nei diversi studi compiuti, affinché possa esserci questa condizione, è necessario che la temperatura corporea della madre sia uguale o superiore ai 38°C: valori inferiori non vengono associati a questa problematica né sembrano determinare le medesime complicazioni.

Le problematiche della febbre durante il travaglio

Andando ad analizzare le complicazioni che emergono durante il travaglio in caso di febbre intrapartum, si possono notare manifestazioni differenti e mutabili caso per caso. Una delle problematiche più comuni è la necessità di optare per un parto cesareo anziché vaginale, un’operazione che non va affatto sottovalutata dal momento che è in atto un’infezione. I dati rivelano che in queste condizioni il 20,7% dei parti avviene chirurgicamente contro l’8,7% nel caso di madri che non presentino stati febbrili.

Ma la febbre intrapartum causa anche un incremento considerevole di parti vaginali operativi elevando la loro percentuale da 19,6 a 34,3. Oltre a queste complicazioni, è stato dimostrato un aumento di emorragie post partum ed episodi di placenta ritenuta.

Febbre durante il travaglio: i rischi per neonati e mamme

La maggiore attenzione sui rischi della febbre intrapartum durante il travaglio è stata posta verso i neonati. Mentre gli studi israeliani hanno evidenziato l’incidenza sulle complicazioni post partum, quelli statunitensi evidenziano dei valori preoccupanti. Lo stato febbrile è responsabile dell’aumento di 1,67 volte la mortalità infantile dei neonati nati a termine entro i primi 6 giorni dal parto in caso di prima gravidanza. Il valore aumenta di 1,32 per i nati prematuri, mentre scende a 1,29 qualora la mamma sia pluripara, ovvero oltre la prima gestazione. Il pericolo della febbre intrapartum è, quindi, ben evidente, per questo servono tempestive terapie mediche per cercare di arginare qualsiasi complicazione.

Limitatamente alla febbre, infine, il dottor Hiersch dell’equipe israeliana ha reso noto che lo stato febbrile non sembri avere dirette conseguenze sul neonato ma solamente sulla madre, un’informazione interessante ma che non deve far sottovalutare l’importanza di un trattamento clinico efficace.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *