CISL: mamme lavoratrici troppo penalizzate

Non solo fiori, auguri, cioccolatini. La Festa della Mamma che si è tenuta lo scorso 8 maggio, per molti, come per la CISL, è stata anche un’occasione per riflettere sul ruolo delle mamme lavoratrici nel mercato contemporaneo.

Una condizione ancora molto critica, come ci spiegano i numeri legati al fenomeno. Vediamone alcuni.

33%: la percentuale di donne che dopo la nascita del primo figlio non torna a lavorare.

42%: le mamme con un bambino che non lavorano. (in Europa sono solo il 36%)

64%: le mamme con bambini non più neonati che non lavorano.

Il motivo di questa condizione a dir poco penalizzante per l’affermazione della donna? Scarsi servizi pubblici a supporto della maternità e della famiglia – pensiamo, ad esempio, che oltre l’82% dei bambini italiani non viene accettato negli asili pubblici – un ruolo della donna ancora legato a doppio filo alla cura esclusiva della famiglia e dei figli, un mercato del lavoro che stigmatizza la maternità come un freno alla produttività.

La conseguenza? Siamo uno dei Paesi europei fanalino di coda in fatto di natalità. Stupiti?

11 commenti

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  1. Il trattamento riservato dalle aziende alle donne in “età fertile” (che definizione squallida!) poi, meriterebbe un capitolo a parte: al rientro dalla maternità il rischio di licenziamento è altissimo, molte aziende private non versano la maternità alle dipendenti in congedo e ai colloqui di lavoro viene chiesto se si ha intenzione di avere figli e di allattarli. Sono disgustata da questo paese!

  2. Se solo riflettessimo sul fatto che il congedo di maternità da lavoro si ferma al terzo mese del bambino e la scuola materna obbligatoria inizia solo intorno al terzo anno, già sarebbe lampante che questo paese condanna le mamme! Chi non ha mezzi economici o appoggi familiari è destinato a soccombere e non lavorare!