Caro visitatore: lettera di una puerpera

Caro visitatore,

ti ringrazio per la tua partecipazione alla nascita del mio piccolo.

Sul comodino di metallo, qui accanto, insieme alla bottiglietta d’acqua (mi dicono che una puerpera deve bere molto per fare il latte, non so se è vero ma io bevo), alla mia sveglia e un pacco di biscotti avanzato dal travaglio, ho il mio telefono: ogni volta che vibra ho l’impazienza di leggere chi mi ha scritto.

D’altronde mi sono affrettata a telefonare ai parenti più prossimi e premurata di mandare un sms io stessa a tutti i conoscenti, non appena il mio bambino è venuto al mondo: una nascita fa un gran rumore, un bel rumore, una donna che spinge e un neonato che piange appena esce dal grembo. Ma una nascita è anche silenziosa: ci vuole che qualcuno annunci il lieto evento, perché un figlio nasce come un fiore.

Se nessuno rispondesse ai miei messaggi, se nessuno chiamasse, se nessuno mostrasse la sua gioia e partecipazione, mi sentirei abbandonata e minuscolaUna donna che ha appena partorito non vuole sentirsi piccola. Vuole le congratulazioni, i complimenti, le lodi, gli incoraggiamenti, il calore.

Per questo, caro visitatore, ti ringrazio perché mi fai sentire che ci sei.

Ma se vuoi davvero farmi sentire importante e onorare l’evento, onora anche me: mettimi al centro.

Per questo, caro visitatore, non offenderti se per adesso preferisco rimandare la tua visita.

Non so quando sarò pronta a vederti: potrebbe essere stasera, domani, fra qualche ora o qualche settimana. Non lo so. Non ho niente contro di te. Non sono depressa, non ho ancora il baby blues. Forse sarò felice tutto il tempo. Di qui in poi. Semplicemente non so prevedere quando riuscirò a farti spazio.

La maternità richiede un mucchio di sacrifici, l’ho intuito in gravidanza, posso immaginare ciò che mi attende: ma non questo genere di sacrifici.

Per tutta la gestazione sono stata protagonista, chi mi conosce non faceva altro che domandarmi se stavo bene, accarezzare la mia pancia, complimentarsi per il mio viso radioso. Curarsi di me, del mio appetito, della mia salute, del mio riposo e dei miei desideri.

Ora è nato il bambino e, improvvisamente, tutto questo diventa secondario. Io divento secondaria. Marginale.

In questo comodino metallico, oltre alle cose che ho detto, ci sono anche uno sportello e un cassetto: nel cassetto c’è un blister di pastiglie. Tachipirina, l’unica medicina consentita. Nello sportello un pacco gigante di assorbenti.

Ho dolori, perdite cospicue, sonno e paura. Sono stanca, gli ormoni calano di botto, il latte ancora non arriva. Sto vivendo dentro uno Swarovski dei sentimenti: un prisma dalle mille luci, ma fragile come cristallo.

Abbiamo aspettato tutti nove mesi, per favore aspetta ancora un po’. Il tuo desiderio di vedere il mio bambino è delizioso e legittimo, la tua curiosità lecita e inevitabile. Ma non è sufficiente.

Se vuoi davvero farmi felice, caro visitatore, sporgiti piano, chiedi di me, non imporre la tua presenza. Non fare rumore, bisbiglia. Non venire senza preavviso: chiedi permesso. Non prenderla sul personale se ti lascio aspettare. Aiutami a difendere questi spazi, questi giorni.

Non voglio dover stare sveglia aspettandoti nel solo momento in cui magari il piccolo dorme e io potrei riposare. Non voglio dover programmare le visite. Non voglio dovermi giustificare. Non ho questo obbligo. Non fingiamo che io debba qualcosa al mondo. Non adesso, non ora. Il mio solo obbligo in questo momento, voglio dirlo e voglio ricordarlo, è il mio bambino.

Grazie di cuore. Ci vediamo presto,

Una Puerpera

11 commenti

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  1. Lettera di una puerpera. Caro visitatore, una nascita fa un gran rumore: una donna che spinge e un neonato che piange; una nascita è anche silenziosa se nessuno rispondesse ai messaggi del lieto evento, ma tra la gioia e il dolore di questo momento, caro visitatore, ti chiedo di rispettare il mio spazio. Se vuoi davvero farmi felice non imporre la tua presenza: chiedi permesso. #PensieriRotondi #CaroVisitatore

    • Grazie… Si parla (giustamente) dei diritti di una partoriente, ma cerchiamo di tutelare una madre anche dopo il parto!

  2. bisognerebbe appendere il tuo post dietro ogni porta che nasconde un nuovo nato! anch’ io ho subito l’ abuso cordiale delle visite a gogo, e mi è sembrato che si stesse violando la nostra intimità…purtroppo in certe situazioni non so impormi e se lo faccio ne esco sconfitta con quella sensazione di aver deluso e offeso un po’ tutti…

    • “Abuso cordiale”: che definizione perfetta! Io al terzo figlio ho imparato a rivendicare i miei diritti prima ancora che nascesse. E ce l’ho fatta. Resta da capire se e chi si sia offeso, ma sono stata chiarissima!