Bimbi: la fase Colla a Caldo

Nelle fasi freudiane non è citata quella più ricorrente e lunga nello sviluppo dei pargoli: la fase “Colla a Caldo”.

Sarà che se ti stanno appresso imparano più cose. Sarà che sei il loro mondo. Sarà che la solitudine fa paura, il nuovo fa paura, il buio fa paura. Comunque lo sappiamo: la madre che non può andare al cesso senza un figlio avvitato alle ginocchia non è un semplice cliché.

Se anche voi vi trovate in queste condizioni, sappiate che a tutto c’è rimedio.

Secondo l’età e i gusti le soluzioni alla CaC (Colla a Caldo) sono all’incirca queste:

  1. La tetta: utilizzabile nei primi mesi (anni?) da madre allattante, si rivela strumento indispensabile alla richiesta di alto contatto del piccolo ma anche di alto fancazzismo materno in circostanze quali guardare un programma in tv, finire una conversazione col compagno, telefonare a un’amica (se ve n’è rimasta una). Nonché a proteggere il naturale istinto a dormire di notte che – ma come mai??? – non si è estinto con la maternità. D’altro canto il seno serve anche a soddisfare il bisogno di affetto: quindi anche quello verso voi stesse.
  2. La fascia porta bebè: ideale per attività dinamiche in posizione costantemente verticale e senza variazioni termiche. Tipo: camminare in casa va bene. Camminare fuori va bene. Passare l’aspirapolvere è possibile, lavare i piatti anche. Impraticabili: seduta rilassante, causa piedi neonatali conficcati nel vostro ileo. Centro commerciale o negozi o supermercati, causa immediata sudorazione effetto sauna (un po’ come quelle fasce o pantaloncini in Neoprene che, onestamente, comprai anch’io da ragazza sperando in un miracolo anticellulite). Stagione francamente estiva (per lo stesso motivo). Altrettanto sconsigliata in attività che richiedano piegamento del bacino: rifare i letti, stendere abbassandosi di continuo o riempire il cestello della lavatrice ne sono esempi evidenti.
  3. Il box: non è disponibile alcun dato circa l’effettiva efficacia di questo strumento. Mi appello alle vostre esperienze per riabilitare un oggetto ingombrante e del tutto inutile.
  4. La vasca: a differenza del box la vasca (vuota), per chi ne ha una, si rivela essenziale in alcune fasi quando andate in bagno. Il piccolo vi vede, non scappa, non annega. Gioca. Peccato il breve utilizzo: è necessario che il bimbo sia già in grado di stare seduto oppure in piedi aggrappandosi al bordo, ma non ancora capace di scavalcarlo.
  5. La partecipazione: e certo, basta coinvolgere il piccolo. Chiedigli di aiutarti con la ceretta o la doccia, o il lavoro che stai facendo a pc! Fattibile solo per piccole attività. Strettamente domestiche.
  6. Il gioco organizzato: classica espressione di maternità, è quell’attività in cui investi mille e ottieni cinque. Allestire quanto di più accattivante dedicandoti anima e corpo per almeno mezz’ora. A questa aggiungere mezz’ora per il riordino. Tempo guadagnato per te: due minuti.
  7. Il ricatto: proposta variamente formulata che va dall’ammaliante e ingannevole “Wow, vedi come sei bravo? Adesso prova tu, DA SOLO…”, al più schietto (ma ancora amorevole) “Amore adesso giochi un po’, mamma deve fare una cosa”, alla promessa “Giochi un po’, poi facciamo quella cosa insieme, ok?”. Fino all’esausto “Se non vuoi giocare con niente allora è inutile tenerli, questi giochi: li diamo ai poveri.”
  8. La tv: LA salvezza. Prendete nota di quanto dura il cartone che avete selezionato per sapere quanto tempo avrete per voi. E pregate che il piccolo non si stufi alla prima interruzione pubblicitaria.

Per il resto, care mamme: esistono piaghe ben peggiori della CaC… Buona fortuna!

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