I Bambini, un Miracolo senza misure

Ti chiama. Dice Mamma. Lo dice con una vocina ormai sicura. Sicura del fatto che Mamma, sei Tu.

Ha gli occhi un pochino aperti. Però sta ancora dormendo. E’ come sei tu la mattina. Ha bisogno di carburare. Certo, non le occorrono quaranta minuti ed un caffè, per capire di essere presente a se stessa. Lei è più veloce.

Dalla culletta, solleva il peluche che preferisce. Il prediletto della settimana. Quello che è più grande di lei. Quello che “la abbraccia” quando fa la nanna. Te lo porge. Come a dire: prima lui, poi me. E tu esegui gli ordini: prendi lui, poi lei. In un unico abbraccio.

La tieni stretta a te. La guardi. Negli occhi, nel sorriso. La osservi come fosse un’opera d’arte. Un pezzo raro, unico, senza prezzo, che devi maneggiare con cura. Proteggere. Amare. Adorare. 

La porti in cucina e la sistemi nel seggiolone. Lei lì. Il peluche sulla sedia accanto. Aspetta la sua colazione. E, mentre gliela prepari, la continui a guardare.

E ringrazi. E preghi. Ti domandi come sia possibile che possa essere nata una creatura così stupenda. Una bellezza, una gioia indescrivibile. Una cosa che sembra divina. La felicità, la tenerezza, la dolcezza in un unico corpicino. 

Senti una cosa dentro. Una cosa che nessun amore, nessuna esperienza di vita ti hanno mai fatto provare prima. E’ come un grosso sasso. Un macigno. Lo descriveresti così, perché ne avverti il peso e la forma. Lo senti nel petto.

Un cosa bellissima e devastante, contemporaneamente. Qualcosa che ti attrae ma che ti spaventa. Ti spaventa forse perché è un sentimento troppo forte, oppure, perché sai che dovrai proteggerla sempre. Perché sai che non sarà sempre possibile starle accanto. Darle il giusto consiglio. Indicarle la strada. Essere ascoltata. Essere capace di ascoltare.

Perché sai, forse, che è una persona. E non sarà sempre lì, su quel seggiolone, con il peluche accanto, ad illuminarti con gli sguardi ed il sorriso. Perché sai che, come hai fatto tu, arriveranno giorni in cui non parlerà con te, non vorrà che una porta chiusa, la musica alta, e una marea di sogni e progetti che non vorrà raccontarti. E, in quei giorni, non saprai come le va la vita. Cosa dirle. Non saprai come proteggerla.

Intanto, però, ti godi questo momento. Un momento che cancella tutto. Le insoddisfazioni. Le solitudini. Le giornate passate a pulire la cucina, due, tre volte.  A raccogliere la pastina che ha fatto cadere, che si è incollata ovunque.

E la senti, quella fottuta paura di non essere all’altezza. Di non riuscire a fare un buon lavoro. Di non riuscire a fare di lei una donna sicura, forte, sensibile, umana, equilibrata. Una donna capace di enorme rispetto, per sé e per gli altri. Una persona capace di amare. Tantissimo. Gli altri, ma anche se stessa.

Speri di essere una buona madre. Di apparirle migliore di quello che sei veramente.

Perché non ci sentiamo mai all’altezza di un dono così grande. Dei nostri bambini. Del Miracolo senza misure.

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